Risposta a: < Stefano Costa>
On dom, 2008-01-06 at 16:42 +0100, Maurizio Trevisani wrote:
I GIS (qualcuno, anche nelle università, ancora fa confusione con i
SIT!) sono recenti, e lo IUAV è tra le prime università che ha
attivato specifici percorsi formativi. Usando quel che, soprattutto un
po' di anni fa', era disponibile: ESRI, ERDAS, ecc.
Dagli tempo: bisogna innanzitutto che gli strumenti maturino e
prendano piede nella PA.
Ciao,
vorrei contestare (in maniera "costruttiva") due delle tue affermazioni.
La prima che trovo errata è "i GIS sono recenti". La tecnologia GIS ha
almeno 40 anni. Che poi mentre oltreoceano si inventavano i primi GIS in
Italia fossimo ancora all'età della pietra, è altro discorso...
A livello di speculazione universitaria... A parte una esperienza in una
citadina canadese che ci veniva portata come testimonianza in una serie di
seminari organizzati al CNUCE di Pisa dal prof.Mogorovich (ti parlo degli
anni precedenti alla nascita di Arcinfo, vedi
http://en.wikipedia.org/wiki/Geographic_information_system#History_of_development
) e descrizioni di Odissey (a cui ha lavorato anche Jack Dangermond, che
credo abbia ispirato ArcInfo), o il prodotto Sicad (della Siemens, mi
sembra in uso presso la Regione Umbria), e poi l'Intergraph su cui ebbi
modo di lavorare all'IGM (ti parlo del 1984/1985), o il sistema Kongsberg,
per la scannerizzazione e vettorializzazione di cartografia pre-esistente
(anche quella vista all'IGM), in Italia c'era ben poco, sia come
competenze, sia come dati, sia come applicazioni.
In Italia gli anni 85-90 sono quelli dei Spagna, Di Bello, De Luigi, Cumer
che hanno voluto e "immaginato" l'odierna cartografia, hanno fondato il
Centro Interregionale per la Cartografia, ecc. Sono gli anni in cui
Gianluca Pelacani scriveva il capitolato e partivano i lavori per la prima
CTR numerica (scala 1:2000, area Firenze-Prato-Pistoia) in Italia.
L'evoluzione successiva, dei dati, degli strumenti, delle applicazioni, è
la storia, recente, dei GIS in Italia.
La necessità che gli strumenti maturino ci sarebbe se gli strumenti non
fossero maturi, ma così non è. Vedasi GRASS, Mapserver, GDAL,
GeoServer... (tanto per fare una lista breve dei soliti noti).
In pratica, mi pare che queste due motivazioni non stiano in piedi,
anche ne purtroppo vengono spesso addotte come giustificazione. Quali
sono dunque i veri motivi che causano questa ineliminabile concezione
mentale nelle nostre classi dirigenti (burocrati o accademici, poco
importa) ?
Sono strumenti potenti, che diventano sempre più efficaci, utili, potenti.
Ma perchè Linux ancora non soppianta Windows o Grass ancora non soppianta
Arcinfo?
Nella PA diversi dirigenti sono convinti della ineluttabilità di scelte
"aperte", e seguono l'evolversi delle cose (ad esempio le norme, la
disponibilità e la capacità d'uso dei dati) e degli strumenti, per
costruire dei percorsi di migrazione da quelle tecnologie, quei formati
proprietari che si dimostrano sempre più anacronistici, sempre più
strumenti di lobby che intendono legare e condizionare la PA, ma che (o
perchè profondamente radicati nell'uso quotidiano, o perchè ancora essi
soli consentono "facilmente" di fare certe cose - pensa solo ad Access)
ancora non possono essere abbandonati o sostituiti.
Ciao,
Maurizio
My 2 cents,
Steko
--
Stefano Costa
http://www.iosa.it Archeologia e Software Libero
Io uso Debian GNU/Linux!
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