[Gfoss] OpenData geografici - casi di successo basati sul loro impiego cerc

Grazie del contributo dell articol Alessandro.

In effetti denota entusiasmo. Ed è sempre un bene. Ma è anche un articolo molto preciso e mi pare che focalizzi bene alcuni punti.

Riassumendo in breve il punto che mi ha colpito l’ attenzione:
Il governo inglese finanzia con 10 milioni di sterline la.nascita di startups basate sullo sviluppo di servizi su opendata.

Impressiona la capacità di buttare sul piatto una tale montagna di soldi.
Questo vuol dire che sono convinti della cosa.

Ma come dice il termine startup è un avvio poi la macchina deve proseguire da sé e prosegue solo se gli opendata genereranno valore reale.
Questo è una cosa che se ho capito bene è ancora da arrivare e il risultato non e ancora certo.

Per avere queste risposte occorrerà aspettare che i fondi del governo inglese finiscano. Solo a quel punto si saprà se le startup che nel frattempo saranno sorte sapranno sopravvivere con il solo valore generato dagli opendata.

Personalmente.non credo ai processi sostenuti artificialmente. Vedi la vicenda gvsig. Credo piuttosto che se uno ha l idea giusta e ha le capacità tecniche parte dal.bassone lentamente riesce a.mettere.insieme.un qualcosa.che se genera valore si auto sostiene e cresce.con il tempo.

I finanziamenti pubblici ubriacano fanno perdere di vista la sostenibilità economica di un progetto e finiscono per far nascere cattedrali che poi sono difficili da tenere in piedi quando i finanziamenti terminano.

Certo aiutano e innegabile , ma occorre moderatezza e a grandi capacità imprenditoriali per saperne trarre beneficio.

A.

Il 22/nov/2014 14:00 “Alessandro Sarretta” <alessandro.sarretta@gmail.com> ha scritto:

Ciao Andrea,
io invece in generale vedo sempre positivo il rilascio in open data dei dati delle PA.
Sul ritorno economico e sociale delle iniziative sugli open data, credo sia illuminante e ricco di spunti questo recente articolo del nostro amico Napo: http://www.chefuturo.it/2014/11/vi-racconto-il-summit-mondiale-sugli-open-data-e-perche-liberarli-fa-bene-anche-alleconomia/
che ringrazio x il resoconto e x l’entusiasmo :slight_smile:

Ale

Il 21/nov/2014 21:35 “Andrea Peri” <aperi2007@gmail.com> ha scritto:

Ricordo accese discussioni svoltesi anni fa’ su questa ML ta chi
propendeva, invocava e auspicava che le PA rilasciassero i dati in
forma libera e usabile e chi come me era convintamente contrario a
questo approccio di rilascio libero indistinto , per qualsiasi uso e a
chiunque.

Con il tempo si e’ visto che ha prevalso in generale la logica del
rilascio OpenData (forse non ancora al 100% ma certo per buoni archivi
e abbastanza diffusamente a giro per l’Italia).

A questo punto, cio’ che sarebbe molto interessante capire e’ se a
qualcuno questi dati sono stati utili per qualche servizio o profitto
a valore agginto. Come si ipotizzava che sarebbe potuto succedere con
il rilascio degli OpenData.
Ovviamente si parla di OpenData geografici.

Addirittura ricordo un articolo che ipotizzava che addirittura il
rilascio degli OpneData avrebbe potuto far aumentare il PIL.

Ricordo anche parecchi dubbi e discussioni accese.
Il dubbio che rilasciare dati non perfetti servisse a poco e quindi si
doveva fare uno sforzo extra (che vuol dire costi) per renderli
potabili e comprensibili a utenti poco avvezzi alle difficolta’ e le
trappole insite nei dati geografici dai processi piu’ disparati e
anche molto differenti tra di loro.

E ricordo anche i dubbi in merito al rilascio gratuito di tali dati.
Cosa che , oltre a impedire a un ente di recuperare parte delle spese
sostenute per realizzarli (cosa che forse ora viene anche rimpianta
visto che i dati vanno mantenuti e anche cio’ costa) avrebbe finito
per favorire grossi soggetti di portata internazionale, mentre i
soggetti piu’ piccoli e locali poco avrebbero avuto da fare con tali
dati.

Questa e’ forse la domanda piu’ importante.

Preso atto che e’ passato del tempo da quanto si invocava il rilascio
dei dati in forma di OpenData.

Sarebbe sicuramente interessante sapere se lo sforzo che ogni ente
deve profondere per rilasciare i dati geografici in forma OpenData ha
quantomeno permesso a qualcuno di trarne un profitto come era
auspicato all’inizio.

Per cui se qualcuno vuole fornire la sua opinione su questo fronte e
condividere opinioni , impresioni o esperienze farebbe una cosa buona.

Ovviamente non si parla di coloro che hanno tratto beneficio dalla
vendita dei servers usati per mettere in linea i servizi di scarico
dei dati, la realizzazione di procedure o le consulenze con gli enti
che non avendo competenze le hanno dovute reperire sulmercato.

Qui interessa sapere se qualcuno e’ riuscito a trarre profitto dalla
disponibilita’ di OpenData geografici.

Grazie in partenza a chi vorra’ condividere, gia’ sapere che vi sia
qualcuno sarebbe gia’ un successo.
:slight_smile:


Andrea Peri
. . . . . . . . .
qwerty àèìòù


Gfoss@lists.gfoss.it
http://lists.gfoss.it/cgi-bin/mailman/listinfo/gfoss
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I messaggi di questa lista non hanno relazione diretta con le posizioni dell’Associazione GFOSS.it.
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Grazie del contributo dell articol Alessandro.

In effetti denota entusiasmo. Ed è sempre un bene.

In quanto autore, ti posso garantire che l’aria che si respira all’ODI è quella

Riassumendo in breve il punto che mi ha colpito l’ attenzione:
Il governo inglese finanzia con 10 milioni di sterline la.nascita di startups basate sullo sviluppo di servizi su opendata.

Non proprio:
il governo inglese ha finanziato la nascita di un istituto sui dati aperti che ha il compito di restituire in termini socioeconomici, in un arco temporale di 5 anni, l’investimento fatto.
Fra gli obiettivi anche la nascita di startup
Quello che viene fatto è riassunto in queste dashborad
http://dashboards.theodi.org

Impressiona la capacità di buttare sul piatto una tale montagna di soldi.
Questo vuol dire che sono convinti della cosa.

Molto ed hanno convinto anche altri visto il progetto ODinE che ha ricevuto 14 milioni dì euro da horizon2020

Ma come dice il termine startup è un avvio poi la macchina deve proseguire da sé e prosegue solo se gli opendata genereranno valore reale.

Concordo e, per generarlo, servono dati tempestivi, primari e completi.
In ogni fra le startup dell’ODI si trovano

Questo è una cosa che se ho capito bene è ancora da arrivare e il risultato non e ancora certo.

Opencorporates è sul mercato da almeno 3 anni

Per avere queste risposte occorrerà aspettare che i fondi del governo inglese finiscano. Solo a quel punto si saprà se le startup che nel frattempo saranno sorte sapranno sopravvivere con il solo valore generato dagli opendata.

Gavin Starks (CEO dell’ODI) dichiara che l’investimento del governo sta tornando indietro velocemente.

Io

Certo aiutano e innegabile , ma occorre moderatezza e a grandi capacità imprenditoriali per saperne trarre beneficio.

Gavin Starks ha lavorao alla Virgin prima di essere CEO dell’ODI

A.

Il 22/nov/2014 14:00 “Alessandro Sarretta” <alessandro.sarretta@gmail.com> ha scritto:

Ciao Andrea,
io invece in generale vedo sempre positivo il rilascio in open data dei dati delle PA.
Sul ritorno economico e sociale delle iniziative sugli open data, credo sia illuminante e ricco di spunti questo recente articolo del nostro amico Napo: http://www.chefuturo.it/2014/11/vi-racconto-il-summit-mondiale-sugli-open-data-e-perche-liberarli-fa-bene-anche-alleconomia/
che ringrazio x il resoconto e x l’entusiasmo :slight_smile:

Ale

Il 21/nov/2014 21:35 “Andrea Peri” <aperi2007@gmail.com> ha scritto:

Ricordo accese discussioni svoltesi anni fa’ su questa ML ta chi
propendeva, invocava e auspicava che le PA rilasciassero i dati in
forma libera e usabile e chi come me era convintamente contrario a
questo approccio di rilascio libero indistinto , per qualsiasi uso e a
chiunque.

Con il tempo si e’ visto che ha prevalso in generale la logica del
rilascio OpenData (forse non ancora al 100% ma certo per buoni archivi
e abbastanza diffusamente a giro per l’Italia).

A questo punto, cio’ che sarebbe molto interessante capire e’ se a
qualcuno questi dati sono stati utili per qualche servizio o profitto
a valore agginto. Come si ipotizzava che sarebbe potuto succedere con
il rilascio degli OpenData.
Ovviamente si parla di OpenData geografici.

Addirittura ricordo un articolo che ipotizzava che addirittura il
rilascio degli OpneData avrebbe potuto far aumentare il PIL.

Ricordo anche parecchi dubbi e discussioni accese.
Il dubbio che rilasciare dati non perfetti servisse a poco e quindi si
doveva fare uno sforzo extra (che vuol dire costi) per renderli
potabili e comprensibili a utenti poco avvezzi alle difficolta’ e le
trappole insite nei dati geografici dai processi piu’ disparati e
anche molto differenti tra di loro.

E ricordo anche i dubbi in merito al rilascio gratuito di tali dati.
Cosa che , oltre a impedire a un ente di recuperare parte delle spese
sostenute per realizzarli (cosa che forse ora viene anche rimpianta
visto che i dati vanno mantenuti e anche cio’ costa) avrebbe finito
per favorire grossi soggetti di portata internazionale, mentre i
soggetti piu’ piccoli e locali poco avrebbero avuto da fare con tali
dati.

Questa e’ forse la domanda piu’ importante.

Preso atto che e’ passato del tempo da quanto si invocava il rilascio
dei dati in forma di OpenData.

Sarebbe sicuramente interessante sapere se lo sforzo che ogni ente
deve profondere per rilasciare i dati geografici in forma OpenData ha
quantomeno permesso a qualcuno di trarne un profitto come era
auspicato all’inizio.

Per cui se qualcuno vuole fornire la sua opinione su questo fronte e
condividere opinioni , impresioni o esperienze farebbe una cosa buona.

Ovviamente non si parla di coloro che hanno tratto beneficio dalla
vendita dei servers usati per mettere in linea i servizi di scarico
dei dati, la realizzazione di procedure o le consulenze con gli enti
che non avendo competenze le hanno dovute reperire sulmercato.

Qui interessa sapere se qualcuno e’ riuscito a trarre profitto dalla
disponibilita’ di OpenData geografici.

Grazie in partenza a chi vorra’ condividere, gia’ sapere che vi sia
qualcuno sarebbe gia’ un successo.
:slight_smile:


Andrea Peri
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Grazie dei links,

mi sto studiando la genesi del progetto.
Mi pare di capire che comunque un organismo nazionale che ha fatto da catalizzatore del progetto vie’ stato.
E su un singo progetto (iMove) si è formata una partnership di piu’ soggetti.
Di cui uno di essi ha il compito di distribuire i servizi a tutti gli altri partner e anche a soggetti esterni.
compresi eventuali utilizzatori per altri servizi.

Perquesto hanno messo in piedi una API e una infrastruttura di servizio.

Sono riuscito a trovare la pagina dei prezzi:
https://developer.transportapi.com/pricing

Da cui si vede che fino a 30.000 contatti al mese e’ gratuita.
Oltre ha un set di prezzi decrescente.
In fondo alla pagin specificano anche alcune regole su cosa intendono per “singolo contatto”.

Un privato puo’ anche scegliere forme differenti di contratto:
piano per contatti e pian per partnership.

Venendo alla parte tecnica, piu’ interessante per poter capire chentipi di servizi forniscono:

Gestione dell’autentificazione sulla piattaforma
Informazioni sui BUS (https://developer.transportapi.com/documentation/bus-information)
Informazioni sulla metropolitana (https://developer.transportapi.com/documentation/tube-information)
Informazioni sul treno (https://developer.transportapi.com/documentation/train-information)
Routing multilivello con impiego di piu’ mezzi pubblici (https://developer.transportapi.com/documentation/public-journey-planning)
Routing multilivello con impiego di mezzi di trasporto privati (https://developer.transportapi.com/documentation/private-journey-planning)

E forniscono pure delle widgets per mettere su pagine internet in iframe.

https://developer.transportapi.com/documentation/widgets

Quindi facilitano in ogni modo l’imiego dei loro servizi, puntando appunto sul servizio.
Ovvero sulla fornitura di informazioni sugli orari, percorsi.

Ovvio che tutto deve essere organizzato e l’informazione deve pervenire in tempo reale altrimenti tutto questo non serve a niente.

Ovviamente cio’ che deve essere in temporeale e’ l’informazione alfanumerica associata alla compoenente cartografica.
Leggi: orari dei mezzi, eventuali strade o percorsi interrotti per eventi improvvisi o programmati.
Eventuali cambi di direzione del flusso del traffico.

La cartografia di base e’ la stessa. Ovviamente deve essere buona, ma qui si lavora sui grafi stradali (forse i civici , ma non e’ detto che gli servano) e quindi e’ un po’ piu’ facile (non facile in assoluto, ma un po’ meno difficile del resto) .

Posso immaginare che alla base ci sia stato un appalto per la gestione del servizio di trasporto pubblico integrato che ha permesso a un soggetto di potersi organizzare e strutturare con delle partnerships che
hanno ricvi solo dalla fornitura di questi servizi.
Probabilmente questa ditta fornisce servizi alla stessa azienda che gestisce il trasporto vero e proprio.
DOpodiche’ e’ naturale che allarga la base di clienti mettendo a dispsizione delle API facili e rapide da usare.
In modo da avere ulteriori clienti. Non solo il soggetto che gestisce il trasporto.

Questo direi che e’ un buon esempio di come si crea valore mettendo a disposizione servizi.
Peccato che non sono riuscito a trovare alcuna pagina che parla di fatturato della ditta.

Pero’ e’ evidente che il fatturato deriva primariamente dal contratto con i gestori dei servizi pubblici (non so’ se metro, treni , trasporti su gomma) sono gestiti da uno o piu’ soggetti immagino che siano piu’ di uno.

In ogni caso che sia uno o molti, il concetto di mettere i dati del trasporto in mano a una ditta differente che trae sostentamento dalla vendita dei servizi basati su quei dati e’ l’elemento centrale.
Se il gestore avesse fatto incasa, per lui vendere servizi all’estenro avrebbe voluto dire solo fastidio e con la cessazione del contratto , probabilmente un nuovo gestore avrebbe inventaot una piattaforma differente.

Invece una ditta diversa aiuta a tenere il servizio su una piattaforma neutra, trasversale e interoperabile.

Una ultima nota:
questo e’ un caso di uso inglese su dati del grafo stradale e dei trasporti.

Il fatto che anche in Francia, si sono mossi dei soggetti privati (OSM francia) per realizzare un DB nazionale degli indirizzi e mettere in piedi una offerta di servizi su di esso.

Testimonia che sui dati del grafo stradale, sugli indirizzi e sugli orari dei mezzi di trasporto e’ possibile creare valore dai servizi.

Ma a parte questa branca il resto della cartografia, riesce a creare valore ?

Infatti, come dicevo tendo a non considerare questi dei veri e propri dati geografici.
Intesi come percorso di una strada, di un fiume, morfologia del terreno, edificato. antropizzazione del territorio.

L’unica cosa che piu’ si avvicina a un dato geografico e’ l’informazione dell’interruzione di una strada, ma non piu’ di tanto.

Lo dimostra l’approccio seguito nel dato che forniscono.
La georeferenziazione e’ indiretta. Ovvero l’informazione fa’ riferimento al numero della linea del tram.
A un utente basta sapere quale sia la linea da prendere e a che ora.
Non gli serve conoscere il tracciato. Quello lo trova nei cartelloni e in prestampati o in pdf scaricabili da internet.

Resta comunque un buon esempio.

Grazie.

A.

Segnalo anche i vincitori degli awards
Due sono geodata based
http://summit.theodi.org/awards/

visti.

il vincitore ha una chiara mission , gli altri due non sono riuscito a
capire che cosa fanno esattamente.

Restando sul vincitore:
GeoLytix : http://geolytix.co.uk/what-we-do

in questo caso non forniscono sevizi a valore aggiunto su internet, ma
piuttosto li usano per fare progetti e elaborare teorie e soluzioni.
In base a fabbisogno del cliente.
Immagino che mettano insieme dati di varie fonti (OpenData e non)

Sul lato OD interessante e' l'esempio di individuazione della "location".
Per esempio: se si deve aprire un nuovo "store", questo gruppo prende
i dati geografici, ogni tipo di informazione la incrocia ed elabora uo
studio finalizzato a individuare la migliore "location" per lo
"store".
http://geolytix.co.uk/index.php/what-we-do/location-planning-models

Tra i servizi hanno perfino la ricerca di percorsi ottimali per la logistica.
http://geolytix.co.uk/what-we-do/methods

Poi, credo che ridistribuiscano i dati Open che hanno impiegato nelle
loro attivit'a lavorative.

Anche questo e' un modo per valorizzare i dati.

Non forniscono servizi a pubblico indistinto e permanenti, ma servizi
a termine costruiti ad hoc per il cliente.

A.

Il 23 novembre 2014 09:30, Maurizio Napolitano <napo@fbk.eu> ha scritto:

Segnalo anche i vincitori degli awards
Due sono geodata based
http://summit.theodi.org/awards/

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Andrea Peri
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