[Gfoss] ASITA e le associazioni geografiche in Italia

Un commento molto interessante, e mi pare rilevante anche per la
comunita' gfoss e l'associazione GFOSS.it:
http://blog.planetek.it/2012/11/09/asita-2012-il-re-e-nudo/
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interessante, Paolo - grazie.

ci penso strada facendo e se ne parla domani nel miglior posto per parlarne in questo paio di giorni ?

Andrea Giacomelli
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Il giorno 14 novembre 2012 11:22, Paolo Cavallini <cavallini@faunalia.it> ha scritto:

Un commento molto interessante, e mi pare rilevante anche per la
comunita’ gfoss e l’associazione GFOSS.it:
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----- Messaggio originale -----

Da: Paolo Cavallini <cavallini@faunalia.it>
A: GFOSS.it <gfoss@lists.gfoss.it>
Cc:
Inviato: Mercoledì 14 Novembre 2012 11:22
Oggetto: [Gfoss] ASITA e le associazioni geografiche in Italia

Un commento molto interessante, e mi pare rilevante anche per la
comunita' gfoss e l'associazione GFOSS.it:
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Saluti.

e... non si è accennato affato al cambio si presidenza ASITA! Atto d'obbligo, ma sofferto, come sappiamo.
A freddo dico che in Italia non sarà mai possibile, perché gli ingegneri (sifet) non stanno assieme ad geometri (asit), perché le ditte non parlano con l'università,
perché all'interno delle stesse associazioni ci sono le correnti e le cordate.
L'intento di fare l'associazione delle associazioni (ASITA), con un convegno unico, era buono. Ma ogni associazione ha ricominciato a fare il proprio convegno.... quindi fondere addirittura le associazioni credo sinceramente che non lo vedremo mai.
marco

Il 14/11/2012 11:55, Marco Guiducci ha scritto:

perché all'interno delle stesse associazioni ci sono le correnti e le cordate.
L'intento di fare l'associazione delle associazioni (ASITA), con un convegno unico, era buono. Ma ogni associazione ha ricominciato a fare il proprio convegno.... quindi fondere addirittura le associazioni credo sinceramente che non lo vedremo mai.

Purtroppo l'attitudine a dividersi sembra essere un carattere
tipicamente italiano, molto piu' forte da noi che da altre parti.
E' comunque un limite molto forte, che fa si' che le esperienze migliori
facciano sempre fatica a consolidarsi.
Saluti.

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On 14/11/2012 11:22, Paolo Cavallini wrote:

Un commento molto interessante, e mi pare rilevante anche per la
comunita' gfoss e l'associazione GFOSS.it:
http://blog.planetek.it/2012/11/09/asita-2012-il-re-e-nudo/
Opinioni?

La frase che piu' mi piace dell'articolo e' questa

"A Bologna durante lo Smart City Exbition l’informazione geospaziale era costantemente presente anche se nessuno utilizzava termini geomatici"

che, dal mio punto di vista, si torna sul concetto del
Spatial is Indeed Special… but GIS Software Skills will Soon be Obsolete
http://justinholman.com/2012/03/20/spatial-is-indeed-special/

che detto in altro modo: i gis saranno sempre piu' alla portata di tutti
e gli specialisti, comunque, si potranno distinguere su nuove professionalita'.

Quindi: che ben venga che le 4 associazioni di cui parla il blog post
siano messe in discussione per cercare pero' di creare qualcosa di nuovo
e piu' concreto.

PS:
le aziende che facevano pellicole fotografiche sono andate in crisi
quando le aziende che producevano stampanti si sono messi a fare
macchine fotografiche digitali

che detto in altro modo: i gis saranno sempre piu' alla portata di tutti

e gli specialisti, comunque, si potranno distinguere su nuove
professionalita'.

certo! per riparare i danni fatti! :wink:
a parte le battute, già in una mia precedente ho scritto che si va ancora all'università per capire come sono fatti e come si fanno i dati geografici.
Una buona parte del mio lavoro nel settore pubblico è risolvere, meglio sarebbe prevenire, o guidare i colleghi architetti, geologi, forestali e via dicendo, che hanno uno strumento tra le mani ma poco bagaglio teorico.
Non si tratta di mettere una traccia su OSM: si tratta di realizzare strati informativi corretti, cioè che contengano dati veri, e realizzati in modo da essere utilizzabili, per poi eseguire calcoli con essi.
Esempio stupido: se domani i kit per l'analisi del sangue si svendono su internet (magari ci sono già....) tra qualche hanno ci faremo le analisi da soli in casa?
L'informazione geografica come un'auto che tutti hanno e tutti sanno guidare?

Quindi credo ancora nella differenziazione professionale: il tecnico ambientale fa prelievi e campionamenti delle acque e sa lui come si fanno. Poi li porta al tecnico gis che sa lui come memorizzarli e come farli interagire con altri strati informativi.
Si assiste da una parte a una specializzazione spinta all'estremo, dall'altra, nel nostro settore, al contrario. Il solo fatto che gli strumenti gis siano diventati "semplici" e disponibili non rende automaticamente tutti "esperti".
Insomma per chiudere, sotto il cofano di un XGis, c'è tanto sapere e tanti cavalli da spremere con cognizione di causa.

saluti
marco

Complimenti Marco,
hai espresso a pieno anche il mio pensiero.

Recentemente ho letto “What is GIS? Why after 30+ years, do I feel like the field has an identity crisis?” [1], un post di Stephen Mather, che parte da altre affermazioni sull’identità dei GIS oggi, e dal video di Paul Ramsey “Spatial IT & the Spatial Web” [2].

E’ vero, occuparsi di GIS oggi è complesso. Non può esistere, credo, il “GIS expert”, come non credo sia mai esistito, proprio perché la definizione di GIS è così vasta, e comprende così tanti aspetti e figure professionali, che un GIS expert può essere solo un team.

Non concordo tutta via sull’affermazione che GIS è uguale a Spatial IT. Questa visione, che ritengo miope e che coglie soltanto un aspetto dell’ecosistema GIS, ha ovviamente tutto il sostegno di chi produce tecnologie informatiche.
Continuando la metafora di Marco, è come sostenere che un ingegnere Red Bull-Renault può sostituire Sebastian Vettel in pista :slight_smile:

Occuparsi di dati geografici significa anzitutto, come da sempre, elaborare e gestire modelli concettuali della realtà. Credo che uno specialista geografico servirà sempre, e dovrà essere nostra cura sostenere il lato scientifico (geo-information science) dei GIS.

giovanni

[1] http://smathermather.wordpress.com/2012/10/27/what-is-gis-why-after-30-years-do-i-feel-like-the-field-has-an-identity-crisis/
[2] http://opengeo.org/about/videos/spatialit/

Il giorno 15 novembre 2012 10:52, Marco Guiducci <marcoguiducci@ymail.com> ha scritto:

che detto in altro modo: i gis saranno sempre piu’ alla portata di tutti

e gli specialisti, comunque, si potranno distinguere su nuove
professionalita’.

certo! per riparare i danni fatti! :wink:
a parte le battute, già in una mia precedente ho scritto che si va ancora all’università per capire come sono fatti e come si fanno i dati geografici.
Una buona parte del mio lavoro nel settore pubblico è risolvere, meglio sarebbe prevenire, o guidare i colleghi architetti, geologi, forestali e via dicendo, che hanno uno strumento tra le mani ma poco bagaglio teorico.
Non si tratta di mettere una traccia su OSM: si tratta di realizzare strati informativi corretti, cioè che contengano dati veri, e realizzati in modo da essere utilizzabili, per poi eseguire calcoli con essi.
Esempio stupido: se domani i kit per l’analisi del sangue si svendono su internet (magari ci sono già…) tra qualche hanno ci faremo le analisi da soli in casa?
L’informazione geografica come un’auto che tutti hanno e tutti sanno guidare?

Quindi credo ancora nella differenziazione professionale: il tecnico ambientale fa prelievi e campionamenti delle acque e sa lui come si fanno. Poi li porta al tecnico gis che sa lui come memorizzarli e come farli interagire con altri strati informativi.
Si assiste da una parte a una specializzazione spinta all’estremo, dall’altra, nel nostro settore, al contrario. Il solo fatto che gli strumenti gis siano diventati “semplici” e disponibili non rende automaticamente tutti “esperti”.
Insomma per chiudere, sotto il cofano di un XGis, c’è tanto sapere e tanti cavalli da spremere con cognizione di causa.

saluti
marco


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On Thu, Nov 15, 2012 at 09:52:36AM +0000, Marco Guiducci wrote:

a parte le battute, già in una mia precedente ho scritto che si
va ancora all'università per capire come sono fatti e come si
fanno i dati geografici. Una buona parte del mio lavoro nel settore
pubblico è risolvere, meglio sarebbe prevenire, o guidare i colleghi
architetti, geologi, forestali e via dicendo, che hanno uno strumento
tra le mani ma poco bagaglio teorico. Non si tratta di mettere una
traccia su OSM: si tratta di realizzare strati informativi corretti,
cioè che contengano dati veri, e realizzati in modo da essere
utilizzabili, per poi eseguire calcoli con essi. Esempio stupido: se
domani i kit per l'analisi del sangue si svendono su internet (magari
ci sono già....) tra qualche hanno ci faremo le analisi da soli in
casa? L'informazione geografica come un'auto che tutti hanno e tutti
sanno guidare?

Quindi credo ancora nella differenziazione professionale: il tecnico
ambientale fa prelievi e campionamenti delle acque e sa lui come
si fanno. Poi li porta al tecnico gis che sa lui come memorizzarli
e come farli interagire con altri strati informativi Si assiste da
una parte a una specializzazione spinta all'estremo, dall'altra, nel
nostro settore, al contrario. Il solo fatto che gli strumenti gis
siano diventati "semplici" e disponibili non rende automaticamente
tutti "esperti" Insomma per chiudere, sotto il cofano di un XGis,
c'è tanto sapere e tanti cavalli da spremere con cognizione di causa.

È molto vero :slight_smile: Sfortunatamente la geomatica come l'informatica in generale è
uno strumento trasversale che molto difficilmente si può padroneggiare a pieno
senza essere degli specialisti. E quindi c'è molto presappochismo da parte di
gente che specialista non è ma deve applicare tecniche e strumenti al proprio
settore e magari in fretta.
Sfortunatamente gli specialisti full-time (o dovrei dire full-brain?)
in entrambi i settori (geomatica e informatica) servono a poco senza padronanza
altrettanto full dei relativi settori applicativi (archeologia, geologia,
urbanistica, agraria, ecc.). Quello che serve è effettivamente sinergia fra
gli specialisti, ma in giro ne vedo piuttosto poca, francamente.

È invece pieno di gente che millanta esperienza e skill che di fatto non ha
in settori non suoi. Tanto l'orbo in terra di ciechi si sa è re...
Il guaio della neo-geomatica è che questo andazzo sta diventando sempre più diffuso
("tanto sta gmaps, che ce vo'?") e il pressapochismo rischia di diventare regola.

--
Francesco P. Lovergine

E' vero, occuparsi di GIS oggi è complesso. Non può esistere, credo, il

"GIS expert", come non credo sia mai esistito, proprio perché la
definizione di GIS è così >vasta, e comprende così tanti aspetti e figure professionali, che un GIS expert può essere solo un team.

si, ma hanno inventato una cosa che si chiama ECDL Gis e chi lo consegue poi pensa di manovrare il gis come un editor di testo, un foglio elettronico e spedire una mail. Scrivere e "a far di conto", dovrebbe (si spera) essere già nel bagaglio di ciascuno.

leggo, ad esempio, in una proposta di una nostra università:
ECDL Gis:

<Questo corso permette ai partecipanti di conseguire le conoscenze e gli
strumenti operativi per affrontare, in sicurezza ed autonomia, le
complesse tematiche relative alla cartografia, cartacea e digitale
(rappresentazioni, analisi, elaborazioni…) operando con sistemi GIS
(Geographic Information System).>

Lo so che è marketing, ma poi davvero le persone escono da un corso così e lo scrivono nei loro cv!
Non c'è scritto "GIS expert" ma c'è la parola chiave, che stiamo appunto discutendo, "autonomia" , che è il contrario di team.

marco

thread molto interessante, e magari provo a rispondere meglio dopo Torino…

nel frattempo mi è tornata in mente una cosa che nacque proprio a seguito di un GFOSS day qualunque del 2009 (come riflessione su parte del dibattito che si svolse lì), e che trovo sempre attuale:

http://www.pibinko.org/musica/pressioni_di_settembre.html

a dopo!


Andrea Giacomelli
http://www.pibinko.org
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Il giorno 15 novembre 2012 11:42, Francesco P. Lovergine <frankie@debian.org> ha scritto:

On Thu, Nov 15, 2012 at 09:52:36AM +0000, Marco Guiducci wrote:…

È invece pieno di gente che millanta esperienza e skill che di fatto non ha
in settori non suoi. Tanto l’orbo in terra di ciechi si sa è re…
Il guaio della neo-geomatica è che questo andazzo sta diventando sempre più diffuso
(“tanto sta gmaps, che ce vo’?”) e il pressapochismo rischia di diventare regola.


Francesco P. Lovergine

Esiste anche la geografia, oltre la geomatica e l’informatica :wink:
Quando si parla di Associazioni geografiche, perché si finisce sempre e soltanto a parlare di geomatica???
Non c’è dubbio, gli strumenti e le metodologie sono fondamentali e rilevanti, anche perché la loro evoluzione offre nuove possibilità di applicazione. Esiste (almeno, è esistito) anche il viceversa.

Ovviamente un curriculum geografico deve essere declinato in ambiti più specifici, ma ha dignità ed esiste di per sé, perché la scienza geografica ha una sua epistemologia.
Altrimenti basterebbe mettere dei corsi di geografia quantitativa, oppure ci bastano i corsi di base sui GIS, nelle diverse facoltà.
Questo è senz’altro necessario, ma ritengo che il “geografo” abbia ancora un ruolo. Il contatto tra la geografia e la geomatica, potrebbe essere sintetizzato nel termine “Geo-Information Science”, almeno nel significato adottato ad esempio nell’ NCGIA Core Curriculum in Geographic Information Science [1], nel master a Wageningern [2] o nei contenuti dell’IJGIS [3] (ahimé, assi costoso!).

giovanni

[1] http://www.ncgia.ucsb.edu/giscc/units/u002/u002.html
[2] http://www.wageningenur.nl/en/Education-Programmes/Prospective-Master-Students/MSc-programmes/MSc-GeoInformation-Science.htm
[3] http://www.tandfonline.com/toc/tgis20/current