Complimenti Marco,
hai espresso a pieno anche il mio pensiero.
Recentemente ho letto “What is GIS? Why after 30+ years, do I feel like the field has an identity crisis?” [1], un post di Stephen Mather, che parte da altre affermazioni sull’identità dei GIS oggi, e dal video di Paul Ramsey “Spatial IT & the Spatial Web” [2].
E’ vero, occuparsi di GIS oggi è complesso. Non può esistere, credo, il “GIS expert”, come non credo sia mai esistito, proprio perché la definizione di GIS è così vasta, e comprende così tanti aspetti e figure professionali, che un GIS expert può essere solo un team.
Non concordo tutta via sull’affermazione che GIS è uguale a Spatial IT. Questa visione, che ritengo miope e che coglie soltanto un aspetto dell’ecosistema GIS, ha ovviamente tutto il sostegno di chi produce tecnologie informatiche.
Continuando la metafora di Marco, è come sostenere che un ingegnere Red Bull-Renault può sostituire Sebastian Vettel in pista ![:slight_smile: :slight_smile:](/images/emoji/twitter/slight_smile.png?v=12)
Occuparsi di dati geografici significa anzitutto, come da sempre, elaborare e gestire modelli concettuali della realtà. Credo che uno specialista geografico servirà sempre, e dovrà essere nostra cura sostenere il lato scientifico (geo-information science) dei GIS.
giovanni
[1] http://smathermather.wordpress.com/2012/10/27/what-is-gis-why-after-30-years-do-i-feel-like-the-field-has-an-identity-crisis/
[2] http://opengeo.org/about/videos/spatialit/
Il giorno 15 novembre 2012 10:52, Marco Guiducci <marcoguiducci@ymail.com> ha scritto:
che detto in altro modo: i gis saranno sempre piu’ alla portata di tutti
e gli specialisti, comunque, si potranno distinguere su nuove
professionalita’.
certo! per riparare i danni fatti! ![:wink: :wink:](/images/emoji/twitter/wink.png?v=12)
a parte le battute, già in una mia precedente ho scritto che si va ancora all’università per capire come sono fatti e come si fanno i dati geografici.
Una buona parte del mio lavoro nel settore pubblico è risolvere, meglio sarebbe prevenire, o guidare i colleghi architetti, geologi, forestali e via dicendo, che hanno uno strumento tra le mani ma poco bagaglio teorico.
Non si tratta di mettere una traccia su OSM: si tratta di realizzare strati informativi corretti, cioè che contengano dati veri, e realizzati in modo da essere utilizzabili, per poi eseguire calcoli con essi.
Esempio stupido: se domani i kit per l’analisi del sangue si svendono su internet (magari ci sono già…) tra qualche hanno ci faremo le analisi da soli in casa?
L’informazione geografica come un’auto che tutti hanno e tutti sanno guidare?
Quindi credo ancora nella differenziazione professionale: il tecnico ambientale fa prelievi e campionamenti delle acque e sa lui come si fanno. Poi li porta al tecnico gis che sa lui come memorizzarli e come farli interagire con altri strati informativi.
Si assiste da una parte a una specializzazione spinta all’estremo, dall’altra, nel nostro settore, al contrario. Il solo fatto che gli strumenti gis siano diventati “semplici” e disponibili non rende automaticamente tutti “esperti”.
Insomma per chiudere, sotto il cofano di un XGis, c’è tanto sapere e tanti cavalli da spremere con cognizione di causa.
saluti
marco
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