[Gfoss] Basta tagli dalla parte sbagliata

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In questi tempi di ristrettezze economiche, perche' tagliare i servizi
ai cittadini, ospedali-pensioni-scuola ecc., invece che le spese
(spesso inutili, talvolta faraoniche) nel software proprietario?
Un articolo, ovviamente di parte, ed usato pro domo sua, ma
sostanzialmente giusto, mi pare:

http://siliconangle.com/blog/2013/03/06/how-much-is-government-overpaying-for-software-while-valuable-people-get-pay-cuts/

Si riferisce agli USA, ma puo' essere traslato facilmente alla realta'
italiana (a parte il problema di raccogliere i dati sulla spesa, il
che in Italia e' ovviamente molto piu' difficile).

Proposta operativa: chi viene a sapere di spese significative faccia
sapere, e scriviamo all'ente chiedendo il perche' di tali spese,
proponendo alternative libere e pubblicando le risposte.

Saluti.
- --
Paolo Cavallini - Faunalia
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Full contact details at www.faunalia.eu/pc
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Giustissimo!
Da studente dico che sarebbe molto molto interessante andare a vedere quanti soldi spendono le università per mantenere centinaia di computer con sistemi operativi proprietari con decine di software a pagamento.
E' davvero avvilente parlare con ragazzi che accettano posti di dottorato senza l'ombra di un quattrino, sperando in un qualche miracoloso assegno di ricerca, quando le licenze presenti in un computer basterebbero a stipendiare un intero team di ricerca.

Saluti

Matteo

Il 08/03/2013 18:49, matteo ha scritto:

Da studente dico che sarebbe molto molto interessante andare a vedere
quanti soldi spendono le università per mantenere centinaia di computer
con sistemi operativi proprietari con decine di software a pagamento.
E' davvero avvilente parlare con ragazzi che accettano posti di
dottorato senza l'ombra di un quattrino, sperando in un qualche
miracoloso assegno di ricerca, quando le licenze presenti in un computer
basterebbero a stipendiare un intero team di ricerca.

Capisco bene questo tipo di frustrazione.

Per cercare di affrontare il problema nel modo suggerito da Paolo
(indagine, raccolta di informazioni, richieste mirate) io penso che sia
impraticabile una iniziativa lasciata al volontariato della comunità. È
un lavoro immenso, che richiede un impegno costante, altrimenti rimane
un elenco di 10-15 casi lasciato a metà. Non lo dico per pessimismo ma
sulla base dell'esperienza di altre idee simili, forse anche più
semplici (es. petizioni e raccolta di firme da inviare a specifiche PA,
mai inviate).

Lancio allora la proposta: proviamo a scrivere un progetto, definendo le
modalità e gli obiettivi di questo "censimento attivo", e poi lo
finanziamo per assumere una persona che ci lavori per un anno? A mio
modo di vedere una parte dei fondi potrebbero venire dall'Associazione
(che però deve dire la sua), una parte dalle aziende che chiaramente
avrebbero un vantaggio, anche indiretto. Eventualmente una parte
potrebbe essere fatta tramite crowdfunding (so benissimo che non è la
panacea di tutti i mali e che il periodo non è propizio).

A voler esagerare, non avrebbe nemmeno poi troppo senso che questa
attività fosse limitata al software geografico: se penso a PostgreSQL e
LibreOffice (per dirne due che hanno associazioni in Italia) è evidente
che sarebbe utile - e bello! - poter fare insieme questa cosa.

Se deve rimanere uno spunto - legittimo - per segnalazioni occasionali e
irregolari azioni di avanscoperta è tutto un altro discorso.

Buon weekend (anche per chi lavora) e buon otto marzo.
steko

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Il 08/03/2013 20:23, Stefano Costa ha scritto:

Per cercare di affrontare il problema nel modo suggerito da Paolo
(indagine, raccolta di informazioni, richieste mirate) io penso che
sia impraticabile una iniziativa lasciata al volontariato della
comunità. È un lavoro immenso, che richiede un impegno costante,
altrimenti rimane

Non ho proposto questo. Semplicemente, se qualcuno viene a sapere di
un evento simile, lo faccia sapere in lista, dando piu' elementi
possibile per la comprensione. Poi sta a ciascuno di noi diffondere la
notizia, parlarne con i rispettivi referenti politici, scrivere
direttamente all'ente, ecc.
Io se vedo passare qualcosa di interessante certamente mi attivo.

Lancio allora la proposta: proviamo a scrivere un progetto,
definendo le modalità e gli obiettivi di questo "censimento
attivo", e poi lo finanziamo per assumere una persona che ci lavori
per un anno? A mio modo di vedere una parte dei fondi potrebbero
venire dall'Associazione (che però deve dire la sua), una parte
dalle aziende che chiaramente avrebbero un vantaggio, anche
indiretto. Eventualmente una parte potrebbe essere fatta tramite
crowdfunding (so benissimo che non è la panacea di tutti i mali e
che il periodo non è propizio).

Anche questa idea e' ottima, non alternativa ma complementare. Sono
disponibile anche in questo senso, se c'e' collaborazione.

Saluti, e grazie.
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Paolo Cavallini - Faunalia
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Se posso dire la mia, non c'e' bisogno di diventare delatori, ne' di chiedere
agli Enti Pubblici i motivi dell'acquisto di software commerciale col denaro
dei contribuenti.

Cosa fatta, capo ha, quindi non chiediamoci il perche' di passate malefatte
con sicure bustarelle annesse: nessuno ci risponderebbe.

La soluzione, a mio modesto avviso, e' dietro l'angolo: far pervenire a
Beppe Grillo questa istanza, il quale certamente la inserirebbe nel proprio
programma di governo.

E' l'unico 'leader' in Italia sensibile a queste problematiche: gli altri
direbbero che "dietro al software commerciale ci sono migliaia di posti di
lavoro", bla bla, esattamente come per gli inutilissimi F15...

-----

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Beppe Grillo? Mah …
E comunque sono F35.

Meglio la proposta lanciata da Paolo: “chi viene a sapere di spese significative faccia sapere, e scriviamo all’ente chiedendo il perche’ di tali spese, proponendo alternative libere e pubblicando le risposte.”

pg

Il giorno 09/mar/2013 16:15, “Novarese” <sieradz@gmail.com> ha scritto:

Se posso dire la mia, non c’e’ bisogno di diventare delatori, ne’ di chiedere
agli Enti Pubblici i motivi dell’acquisto di software commerciale col denaro
dei contribuenti.

Cosa fatta, capo ha, quindi non chiediamoci il perche’ di passate malefatte
con sicure bustarelle annesse: nessuno ci risponderebbe.

La soluzione, a mio modesto avviso, e’ dietro l’angolo: far pervenire a
Beppe Grillo questa istanza, il quale certamente la inserirebbe nel proprio
programma di governo.

E’ l’unico ‘leader’ in Italia sensibile a queste problematiche: gli altri
direbbero che “dietro al software commerciale ci sono migliaia di posti di
lavoro”, bla bla, esattamente come per gli inutilissimi F15…



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Cosa fatta, capo ha, quindi non chiediamoci il perche' di passate malefatte
con sicure bustarelle annesse: nessuno ci risponderebbe.

Da dipendente pubblico che si occupa anche di queste cose ti ringrazio
per la fiducia, se vuoi facciamo a metà delle bustarelle che prendo,
sono talmente tante che non so cosa farmene. Per tua informazione le
bustarelle in questo settore sono quasi inesistenti. Se non mi credi
ti spiego il motivo: non servono, molti software commerciali vendono
in regime di sostanziale monopolio (Microsoft, ArcGis, Autocad, ...),
monopolio che peraltro non ha creato la pubblica amministrazione ma il
settore privato. Oltretutto dove risulta strategico (leggi università
e scuole) il software commerciale viene regalato.

La soluzione, a mio modesto avviso, e' dietro l'angolo: far pervenire a
Beppe Grillo questa istanza, il quale certamente la inserirebbe nel proprio
programma di governo.

NO, i vaffa in questo caso non servono a niente. La soluzione è
rimboccarsi le maniche e spiegare i vantaggi del software OS al di là
dell'aspetto economico (assenza di vendor locking, maggiori risorse da
investire nel miglioramento del software stesso, aderenza agli
standard, maggiore diffusione, spesso migliore efficienza ...). In
realtà insistere sull'aspetto economico non serve a niente: agli occhi
di molti (anche e soprattutto privati) gratis significa che non vale
niente. Il problema è che le ditte commerciali mandano in giro persone
costantemente a presentare i vantaggi (o FUD) del loro software, per i
software OS mai nessuno.

Io è anni che mi spendo su questi fronti e qualche risultato l'ho
ottenuto (molti dei quali peraltro verificabili in rete), la strada è
lunga ma molte cose stanno già cambiando.

Tu che ti lamenti tanto e offendi un'intera categoria di lavoratori
cosa hai fatto ?

Ciao,

Stefano

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Il 09/03/2013 18:59, Piergiorgio Cipriano ha scritto:

Beppe Grillo? Mah ... E comunque sono F35.

Meglio la proposta lanciata da Paolo: "chi viene a sapere di spese
significative faccia sapere, e scriviamo all'ente chiedendo il
perche' di tali spese, proponendo alternative libere e pubblicando
le risposte."

Non a caso ho scritto anche: "parlarne con i rispettivi referenti
politici".
Secondo me bisogna parlarne con tutti, e' un tema che interessa la
nazione, nessuno ha un certificato FOSS in tasca.
Saluti.
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Il 09/03/2013 19:01, Stefano Salvador ha scritto:

NO, i vaffa in questo caso non servono a niente. La soluzione è
rimboccarsi le maniche e spiegare i vantaggi del software OS al di
là dell'aspetto economico (assenza di vendor locking, maggiori
risorse da investire nel miglioramento del software stesso,
aderenza agli standard, maggiore diffusione, spesso migliore
efficienza ...). In realtà insistere sull'aspetto economico non
serve a niente: agli occhi di molti (anche e soprattutto privati)
gratis significa che non vale

L'aspetto economico non e' sicuramente il piu' importante, ma resta il
fatto che *oggi* vedere spendere 200.0000 euri nell'acquisto di
licenze Oracle Spatial (tanto per fare un esempio) invece che 20.000
per garantirsi assistenza di qualità su PostGIS (che come sappiamo
funziona anche meglio) appare un atto che va giustificato, di fronte
al contribuente prima di tutto.

niente. Il problema è che le ditte commerciali mandano in giro
persone costantemente a presentare i vantaggi (o FUD) del loro
software, per i software OS mai nessuno.

Esatto: anche per questo credo che sia importante un soggetto terzo,
che non vada a rappresentare gli interessi della ditta X, ma del GFOSS
nel suo complesso.

Secondo me, Now is the time, come diceva anche Charlie Parker.

Saluti.
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C é anche l’associazione per questo… però serve un nuovo consiglio. Ricordo che il vecchio é dimissionario. L’associazione era nata anche per funzionare da collettore per simili iniziative. Ciao

inviato da smartphone

Il giorno 09/mar/2013 20:23, “Paolo Cavallini” <cavallini@faunalia.it> ha scritto:

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Il 09/03/2013 19:01, Stefano Salvador ha scritto:

NO, i vaffa in questo caso non servono a niente. La soluzione è
rimboccarsi le maniche e spiegare i vantaggi del software OS al di
là dell’aspetto economico (assenza di vendor locking, maggiori
risorse da investire nel miglioramento del software stesso,
aderenza agli standard, maggiore diffusione, spesso migliore
efficienza …). In realtà insistere sull’aspetto economico non
serve a niente: agli occhi di molti (anche e soprattutto privati)
gratis significa che non vale

L’aspetto economico non e’ sicuramente il piu’ importante, ma resta il
fatto che oggi vedere spendere 200.0000 euri nell’acquisto di
licenze Oracle Spatial (tanto per fare un esempio) invece che 20.000
per garantirsi assistenza di qualità su PostGIS (che come sappiamo
funziona anche meglio) appare un atto che va giustificato, di fronte
al contribuente prima di tutto.

niente. Il problema è che le ditte commerciali mandano in giro
persone costantemente a presentare i vantaggi (o FUD) del loro
software, per i software OS mai nessuno.

Esatto: anche per questo credo che sia importante un soggetto terzo,
che non vada a rappresentare gli interessi della ditta X, ma del GFOSS
nel suo complesso.

Secondo me, Now is the time, come diceva anche Charlie Parker.

Saluti.


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Mi inserisco qui
Vi ricordo che ci sono un paio di cose in corso molto interessanti:
- le modifiche al CAD in merito al giustificare le scelte di quando
si utilizza software non open source
(su questo l'agenzia digitale per l'Italia ha creato un comitato
dove hanno partecipato in molti e pochi sono stati presi)
- il decreto sviluppo e l'articolo 18 con l'obbligo di rilasciare
i dati delle consulenze
- il decreto crescita 2.0, che, dal 19 marzo introduce l'open by default
sui contenuti e dati della PA presenti sui siti online
ecc...

Chiaramente sono strumenti a cui affidarsi per far pressione.

---- andando out of topic -----

Visto che si citava Grillo, vi segnalo questo suo blog post
http://www.beppegrillo.it/2013/03/passaparola_-_libero_software_in_libero_stato-_richard_stallman.html
... a cui gente come me ha risposto con questa immagine
http://66.249.9.11/exposed/grillo.jpg

Concordo solo su una cosa: M5S sta parlando molto di trasparenza,
forse e' il caso di andare a chiedere loro di realizzare progetti
intelligenti come FOIA e OpenSiope

My 2 cents

Se Grillo strillasse non solo "W gli Opendata", ma anche "Opensource
obbligatorio nella P.A. con effetto immediato", beh, vi giuro che lo
voterei.

Tutti parlano di riduzione di spesa pubblica, ma chi oltre a lui (e forse
Renzi) potrebbe farsi megafono di codesta istanza?

Puo' darsi che il risparmio in software di pubblico dominio sarebbe una
goccia nel mare magnum degli sprechi italici, ma sarebbe un segnale forte e
chiaro, sarebbe una questione di principio.

Vedo pero' un problema formale.

Non so come funzionino gli appalti nella P.A. italiana, ma qui dove sta il
sottoscritto, io dipartimento EDP ho un certo budget annuo da dedicare
all'aggiornamento hw/sw, e se non lo spendo devo restituirlo.

E' capitato, paradossalmente, che un anno dovetti acquistare un tot di
licenze Openoffice in versione box, ossia con CD e manuali cartacei.

Questo per dire che, anche volendo, non e' cosi' facile passare
all'opensource...

-----

--
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Aggiungo 2 considerazioni che già misi in qualche post della lista.

Problemi postimi dalle PA parlando di OpenSource, nell’esempio: Qgis.

Senza che qua in lista nessuno si offenda (parla il gissaro della domenica, ricordatevi), il tecnico medio che io trovo negli uffici tecnici delle PA che ho visitato, fino l’altro giorno ha usato carta e penna per fare le mappe e negli ultimi anni gli è stato imposto il GIS…
Le risposte che ricevo (Dai dirigenti soprattutto) sono:

1 - I sw openSource hanno un call center a cui chiamare?
2 - A chi faccio causa se un sw non va e io non posso fare il lavoro?
3 - A chi faccio causa se il sw elabora male i dati?
4 - Se gli sviluppatori di un SW openSource abbandonano il progetto, posso farci causa?

IN SOSTANZA: la PA come si tutela?
Qua sta il problemone: la PA non vuole beghe, non può averle per sua natura…quindi l’uso di sw Open li spaventa a morte.

5 - Se voglio un pezzo di codice in più devo farmelo da solo o posso pagare qualcuno per farlo?
6 - Ma tutti usano quei software lì…non riusciremmo più a scambiarci i dati…

Insomma… Pagamento = Garanzia di tutela, non di qualità del lavoro

…secondo me sarebbe bello partire da un questionario da proporre ai dirigenti…dove andiamo noi soci GFOSS e poi mettiamo insieme i dati e scegliamo la strategia…

···

2013/3/10 Novarese <sieradz@gmail.com>

Se Grillo strillasse non solo “W gli Opendata”, ma anche “Opensource
obbligatorio nella P.A. con effetto immediato”, beh, vi giuro che lo
voterei.

Tutti parlano di riduzione di spesa pubblica, ma chi oltre a lui (e forse
Renzi) potrebbe farsi megafono di codesta istanza?

Puo’ darsi che il risparmio in software di pubblico dominio sarebbe una
goccia nel mare magnum degli sprechi italici, ma sarebbe un segnale forte e
chiaro, sarebbe una questione di principio.

Vedo pero’ un problema formale.

Non so come funzionino gli appalti nella P.A. italiana, ma qui dove sta il
sottoscritto, io dipartimento EDP ho un certo budget annuo da dedicare
all’aggiornamento hw/sw, e se non lo spendo devo restituirlo.

E’ capitato, paradossalmente, che un anno dovetti acquistare un tot di
licenze Openoffice in versione box, ossia con CD e manuali cartacei.

Questo per dire che, anche volendo, non e’ cosi’ facile passare
all’opensource…



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2013/3/10 Luca Mandolesi <mandoluca@gmail.com>:

Aggiungo 2 considerazioni che già misi in qualche post della lista.

Problemi postimi dalle PA parlando di OpenSource, nell'esempio: Qgis.

Senza che qua in lista nessuno si offenda (parla il gissaro della domenica,
ricordatevi), il tecnico medio che io trovo negli uffici tecnici delle PA
che ho visitato, fino l'altro giorno ha usato carta e penna per fare le
mappe e negli ultimi anni gli è stato imposto il GIS...
Le risposte che ricevo (Dai dirigenti soprattutto) sono:

1 - I sw openSource hanno un call center a cui chiamare?

Certo:
http://www.osgeo.org/search_profile

(personalmente avevo una azienda FOSSGIS in Germania per anni e
abbiamo esattamente offerto questo per la PA di Monaco di Baviera
usando il sistema OTRS)

2 - A chi faccio causa se un sw non va e io non posso fare il lavoro?
3 - A chi faccio causa se il sw elabora male i dati?

Non credo che i dirigenti ragionino solo in "a chi faccio causa".
Il link di sopra elenca tante aziende che offrono supporto. Possono
poi confrontarsi con loro se fanno un contratto.

4 - Se gli sviluppatori di un SW openSource abbandonano il progetto, posso
farci causa?

In ottobre 2013 sarà da 20 anni utente di FOSSGIS, ho quasi mai visto
dei progetto abbandonati. Magari mi sfugge qualcosa?

IN SOSTANZA: la PA come si tutela?

In sostanza da mio punto di vista: manca ancora tanto marketing verso i PA.

Qua sta il problemone: la PA non vuole beghe, non può averle per sua
natura...quindi l'uso di sw Open li spaventa a morte.

Insomma :slight_smile: Resto che c'è un problema di mancanza di marketing.

5 - Se voglio un pezzo di codice in più devo farmelo da solo o posso pagare
qualcuno per farlo?

Vedi
http://www.osgeo.org/search_profile

(ovviamente ci manca il sottoportale in italiano x PA italiana).

Tante aziende incluso il mio gruppo a FEM sono disposti a sviluppare
a pagamento (lo facciamo da anni).

6 - Ma tutti usano quei software lì...non riusciremmo più a scambiarci i
dati...

Quasi FUD a tempi di OGC e altri standard...

Insomma... Pagamento = Garanzia di tutela, non di qualità del lavoro

Va benone il pagamento, non vedo il problema.

..secondo me sarebbe bello partire da un questionario da proporre ai
dirigenti...dove andiamo noi soci GFOSS e poi mettiamo insieme i dati e
scegliamo la strategia...

Sì: marketing, marketing, marketing.

ciao
Markus

PS: Le mie risposte erano per i dirigenti :slight_smile:

Purtroppo sarebbe da cambiare la mentalita' dei dirigenti pubblici.

Non vogliono assumersi responsabilita', ecco perche' continuano a comprare
sw commerciale: se qualcosa non funziona, possono sempre addossare la colpa
sul produttore del programma, lavandosene le mani.

Se invece non gli funzionasse Qgis, risponderebbero loro ai rispettivi
superiori.

Altra cosa e' il settore privato, nel quale l'opensource puo' attecchire
nelle ditte piccole, per ovvie ragioni economiche.

Piu' difficile con le "grandi, poiche' queste ultime considerano hardware e
software non come un costo, bensi' come un investimento di qualita' che si
auto-ripaga.

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Il 10/03/2013 23:00, Novarese ha scritto:

Purtroppo sarebbe da cambiare la mentalita' dei dirigenti
pubblici.

Concordo, il problema e' culturale; per questo l'azione di questa
comunita', dei singoli, e dell'associazione GFOSS.it sono cosi'
importanti.
Non concordo, il problema non sono i dirigenti pubblici: prima di
tutto ce ne sono moltissimi che hanno capito bene, in secondo luogo
non ho evidenze che siano principalmente i dirigenti pubblici ad
essere il problema. Non e' che i privati siano generalmente meglio.
Secondo me la scelta e' tecnica, ma anche e soprattutto politica: fin
quando non si capisce che il FOSS e' l'unica opportunita' realistica
per fare nascere una vera industria moderna del software in Europa, e
di conseguenza in Italia, i singoli dirigenti possono agire fino ad un
cero punto.

Non vogliono assumersi responsabilita', ecco perche' continuano a
comprare sw commerciale: se qualcosa non funziona, possono sempre
addossare la colpa sul produttore del programma, lavandosene le
mani.

Se invece non gli funzionasse Qgis, risponderebbero loro ai
rispettivi superiori.

Ti prego di evitare affermazioni cosi' generiche, che non sono
generalmente vere, e possono offendere molti che leggono questa lista.

Altra cosa e' il settore privato, nel quale l'opensource puo'
attecchire nelle ditte piccole, per ovvie ragioni economiche.

Piu' difficile con le "grandi, poiche' queste ultime considerano
hardware e software non come un costo, bensi' come un investimento
di qualita' che si auto-ripaga.

Hai dati su questo? Per quel che vedo io, non ci sono evidenze.

Ha evidentemente ragione Markus: il marketing e' cruciale. E secondo
me e' meglio quello fatto in modo generale, non per una singola
azienda o per un determinato software. Per questo l'associazione e'
cosi' importante.
Sul sito GFOSS.it avevo scritto, molti anni fa, alcune pagine sui miti
da sfatare a proposito di gfoss; credo siano ancora li', ma vanno
sicuramente aggiornate (molta acqua e' passata sotto i ponti); da quel
che dici, e' evidente che i miti sono ancora vivi, e bisogna
continuare a sfatarli.
Suvvia, rimbocchiamoci le maniche, per il bene comune.

Saluti, e grazie per la bella discussione.
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Il 10/03/2013 19:34, Luca Mandolesi ha scritto:

IN SOSTANZA: la PA come si tutela?

Insomma... Pagamento = Garanzia di tutela, non di qualità del
lavoro

Ecco, appunto: quando paghi ti tuteli; ergo, fai un contratto con una
ditta, che ti da' supporto, alle condizioni contrattuali.
Certo, se qualcuno vuole usare software libero, senza pagare niente a
nessuno, e poi avere anche garanzie, che probabilmente non ha neppure
con il sw proprietario, li' non so se ridere, arrabbiarmi, o chiamare
la neuro.

2013/3/10 Novarese <sieradz@gmail.com>

Se Grillo strillasse non solo "W gli Opendata", ma anche
"Opensource obbligatorio nella P.A. con effetto immediato", beh,
vi giuro che lo voterei.

Tutti parlano di riduzione di spesa pubblica, ma chi oltre a lui
(e forse Renzi) potrebbe farsi megafono di codesta istanza?

Lo ripeto: qui nessuno ha certificati di accreditamento gfoss, bisogna
prendere le cose fatte bene e mostrarle, non dare credito ad un
personaggio o all'altro, sulla base di proclami. Fatti, non
chiacchiere (o leggi sull'open source, che in Italia sono ~= alle
chiacchiere).

Saluti.
- --
Paolo Cavallini - Faunalia
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On Sun, Mar 10, 2013 at 07:34:13PM +0100, Luca Mandolesi wrote:

2 - A chi faccio causa se un sw non va e io non posso fare il lavoro?
3 - A chi faccio causa se il sw elabora male i dati?
4 - Se gli sviluppatori di un SW openSource abbandonano il progetto, posso
farci causa?

Conscete qualche caso di cause vinte contro software house per
malfunzionamento del software dato in licenza d'uso ?

Per fare un esempio, quando il software SOGEI usato dall'Agenzia delle
Entrate produce indebite richieste di pagamento al contribuente, e'
mai successo che questa sia stata portata in causa ? A me risulta che
il piu' delle volte il contribuente paga (se ignaro dell'errore) o paga
di tasca propria il costo di segnalare l'errore.

Un'altro esempio: nel 2000, il famoso "millenium bug" fu forse pagato
dalle software house titolari dei diritti oppure dagli utilizzatori ?

Credo che le garanzie come i livelli di servizio siano regolati da
contratti a parte, slegati dalla licenza d'uso. Diverse societa'
possono fornire tali garanzie e servizi su software open source.

--strk;

Ciao Sandro, tutti,

Conscete qualche caso di cause vinte contro software house per
malfunzionamento del software dato in licenza d'uso ?

Per fare un esempio, quando il software SOGEI usato dall'Agenzia delle
Entrate produce indebite richieste di pagamento al contribuente, e'
mai successo che questa sia stata portata in causa ? A me risulta che
il piu' delle volte il contribuente paga (se ignaro dell'errore) o paga
di tasca propria il costo di segnalare l'errore.

Un'altro esempio: nel 2000, il famoso "millenium bug" fu forse pagato
dalle software house titolari dei diritti oppure dagli utilizzatori ?

Credo che le garanzie come i livelli di servizio siano regolati da
contratti a parte, slegati dalla licenza d'uso. Diverse societa'
possono fornire tali garanzie e servizi su software open source.

non posso che darti ragione.

Da sempre il problema, per quanto sia chiamato in diversi modi, e'
incentrato sulla certezza di assistenza e continuita'. Si chiama
un'universita' perche' ci si puo' parare, nel caso in cui qualcosa
andasse male, dicendo che ci si e' affidati ai migliori. E cosi', via
via decrescendo arrivano le situazioni nelle quali si chiama l'azienda
grande e famosa invece di quella dei due hippy open source perche' da
piu' affidabilita'. L'open source non c'entra e in un certo modo posso
anche capire la necessita' di certezze in un mondo nel quale in molti
vendono fumo.
Noi piano piano siamo riusciti ad "infiltrare" uDig per la gestione di
un certo tipo di tematiche in diversi enti. E finalmente nessuno mette
piu' in dubbio la sicurezza del supporto, ma e' legato all'azienda e
non al fattore open source. Anzi, spesso di quello non frega nulla.

Ciao,
Andrea

Mi infiltro di nuovo per aggiornarvi su una risposta data da un laboratorio dell'università in merito all'OS.
In questo laboratorio da anni ci sono diversi computer con istallato ubuntu, ma poco fa sono stati acquistati dei MAC (credo 5 ognuno del valore di 1400€). Un esperto mi ha subito detto che questo cambiamento porterà a delle inefficienze, anche perché una delle prime richieste che dovrà soddisfare è: emulare ubuntu sui nuovi computer..

Motivazione dell'acquisto? Gira che ti rigira, perché i MAC funzionano bene e sono di moda negli USA.

Stessa cosa accade nei laboratori dell'INGV dove sono stati acquistati MAC nuovi e i ragazzi che lavorano li si portano il loro notebook con linux installato.

Io non sono qui a sindacare sulla scelta di un programma proprietario piuttosto di uno open. Ma la scelta dovrebbe essere MOTIVATA seriamente.

Matteo