[Gfoss] ed anche la CC-BY sui dati e' un problema per le grandi aziende

Ciao a tutti,
ieri, a ForumPA, sono stato avvicinato da diverse persone, che mi hanno informato che una nota azienda (purtroppo mi hanno proibito di fare nomi) che fa uso di geodati nei loro prodotti sta chiedendo di poter
acquistare i dati con una licenza ad hoc in modo da poter evitare l'uso
dei vincoli della CC-BY

Ora non sono in grado di dare dettagli su come questi casi sono stati
risolti, credo pero' che la notizia sia abbastanza significativa,
per mettere in evidenza che, le grande aziende, davanti a vincoli
posti da una licenza (anche se debole), tentano di aggirare il problema
comprando licenza ad hoc.
Operazione invece che, per una pmi, diventa difficile.

Purtroppo non posso dare maggiori informazioni, e quindi, se qualcuno
e' scettico su questa notizia, posso anche capirlo.

Ho invitato pero' a questi di raccontare la storia.
Qualcuno mi ha risposto che vede se e' possibile.

--
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Anche nelle nostre delibere è citata la possibilita’ per un soggetto di poter trattare una licenza ad hoc.

Non conosco i dettagli, ma non penserei che sia a libera scelta dell’acquirente.

Questo è quanto riportato nel ns decreto:

···

Il giorno 30 maggio 2013 11:55, Maurizio Napolitano <napo@fbk.eu> ha scritto:

Ciao a tutti,
ieri, a ForumPA, sono stato avvicinato da diverse persone, che mi hanno informato che una nota azienda (purtroppo mi hanno proibito di fare nomi) che fa uso di geodati nei loro prodotti sta chiedendo di poter
acquistare i dati con una licenza ad hoc in modo da poter evitare l’uso
dei vincoli della CC-BY

Ora non sono in grado di dare dettagli su come questi casi sono stati
risolti, credo pero’ che la notizia sia abbastanza significativa,
per mettere in evidenza che, le grande aziende, davanti a vincoli
posti da una licenza (anche se debole), tentano di aggirare il problema
comprando licenza ad hoc.
Operazione invece che, per una pmi, diventa difficile.

Purtroppo non posso dare maggiori informazioni, e quindi, se qualcuno
e’ scettico su questa notizia, posso anche capirlo.

Ho invitato pero’ a questi di raccontare la storia.
Qualcuno mi ha risposto che vede se e’ possibile.


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Andrea Peri
. . . . . . . . .
qwerty àèìòù

Tutte le iniziative che le PA intraprende su questo fronte derivano
dalla Convenzione di Aarhus.

Basta.

L'Agenda Digitale Europea e quella Italiana chiedono alle PA di
liberalizzare il patrimonio informativo e quello geografico per
aiutare un rilancio dell'economia e delle imprese.

Basta.

Il rilancio, questa è mia personale interpretazione, dovrebbe avvenire
sul territorio, sulle PMI locali, per l'attivazione di servizi di cui
si avvantaggi tutta la comunità.

Le multinazionali hanno risorse sufficienti per acquistare ciò di cui
hanno bisogno, senza avere la pretesa di saltare, dalle loro posizioni
di forza e predominio, sul treno degli Open-Data, e per di più senza
nemmeno il vincolo di citazione della fonte (cosa che per la PA è
assolutamente irrinunciabile - trattandosi di prodotti di proprietà
pubblica).

RT ha intrapresto un percorso in linea con le direttive e gli
indirizzi europei, nazionali e di RT.
Da nessuna parte c'è scritto di condizionare l'agire della PA sulla
base delle esigenze o degli interessi di note e grandi aziende.

Ciao,
Maurizio

Il 30/05/13, Maurizio Napolitano<napo@fbk.eu> ha scritto:

Ciao a tutti,
ieri, a ForumPA, sono stato avvicinato da diverse persone, che mi hanno
informato che una nota azienda (purtroppo mi hanno proibito di fare
nomi) che fa uso di geodati nei loro prodotti sta chiedendo di poter
acquistare i dati con una licenza ad hoc in modo da poter evitare l'uso
dei vincoli della CC-BY

Ora non sono in grado di dare dettagli su come questi casi sono stati
risolti, credo pero' che la notizia sia abbastanza significativa,
per mettere in evidenza che, le grande aziende, davanti a vincoli
posti da una licenza (anche se debole), tentano di aggirare il problema
comprando licenza ad hoc.
Operazione invece che, per una pmi, diventa difficile.

Purtroppo non posso dare maggiori informazioni, e quindi, se qualcuno
e' scettico su questa notizia, posso anche capirlo.

Ho invitato pero' a questi di raccontare la storia.
Qualcuno mi ha risposto che vede se e' possibile.

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Il 30/05/2013 12:50, Andrea Peri ha scritto:

Anche nelle nostre delibere è citata la possibilita' per un soggetto di
poter trattare una licenza ad hoc.

[..]

Non conosco i dettagli, ma non penserei che sia a libera scelta
dell'acquirente.

Forse sono stato troppo sintetico nella mia email anche perche' la notizia mi e' stata data senza entrare a fondo nella questione, in ogni caso la richiesta e' semplice: questa multinazionale dice "Ci interessano i vostri dati ma, l'obbligo di attribuzione ci crea problemi, quindi siamo disposti a comprare i dati aggiornati ma con una licenza diversa"

Il che mi sembra in linea con la vostra delibera.
Le persone che mi avevano contattato avevano questo problema di sapere se era possibile.

Grazie dell'informazione, al max li metto in contatto con RT.

Ciao

[...]

Il rilancio, questa è mia personale interpretazione, dovrebbe avvenire
sul territorio, sulle PMI locali, per l'attivazione di servizi di cui
si avvantaggi tutta la comunità.

D'accordo.
Rimando a questo articolo dove Ragosa - direttore dell'agenzia digitale per l'italia dichiara
"Da open data 50mila posti di lavoro"

Le stime del direttore dell'Agenzia digitale accendono i riflettori sulla necessità di aprire le info della PA: "Il Pil crescerà di mezzo punto"

http://www.corrierecomunicazioni.it/pa-digitale/21605_ragosa-da-open-data-50mila-posti-di-lavoro.htm

Le multinazionali hanno risorse sufficienti per acquistare ciò di cui
hanno bisogno, senza avere la pretesa di saltare, dalle loro posizioni
di forza e predominio, sul treno degli Open-Data, e per di più senza
nemmeno il vincolo di citazione della fonte (cosa che per la PA è
assolutamente irrinunciabile - trattandosi di prodotti di proprietà
pubblica).

ma hanno anche abbastanza risorse per chiedere alle PA di cedere i dati con un cambio di licenza.
Da quanto ho inteso ci sono diverse PA italiane che hanno venduto dati ai vari garmin, navtech, teleatlas, tomtom ...

RT ha intrapresto un percorso in linea con le direttive e gli
indirizzi europei, nazionali e di RT.
Da nessuna parte c'è scritto di condizionare l'agire della PA sulla
base delle esigenze o degli interessi di note e grandi aziende.

Se ho inteso bene dal post di Andrea Peri l'articolo 8, comma 8 del DPGR n. 6/R del 9 febbraio 2007 permette di rivedere l'uso di licenze ad hoc.
Con questo non sto dicendo che la PA deve vendere alle multinazionali, ma volevo far presente che gia' davanti alla licenza CC-BY che e' considerata debole, almeno una multinazionale e' andata a chiedere di poter acquistare un cambio di licenza.
Secondo me si tratta di caso interessante che mostra quanto questa restrizione che viene percepita debole, non lo sia affatto.

Per il resto ci sono tantissimi progetti di software libero che vivono centralizzando il copyright e rivendendo licenze proprietarie.
Il primo a farlo e' stato MySQL.

Apro una parentesi

Di per se’ il fatto che una ditta chieda di acquistare i dati con un cambio di licenza , non vuol dire che alla fine la cosa andra’ in porto.
Dipende da quale licenza chiede di acquistare e che cosa relamnete cio’ comporti.

Non va poi sottovalutato il reale valore che ha poter acquistare una cosa dopo che la hai potuta provare.

Il fatto stesso che un soggetto puo’ partire con i dati in CC e solo in seguito decidere di acquistarne una licenza diversa è positivo.

L’investimento non è al buio.

Chiunque è convinto di avere una buona idea non si deve mettere a repentaglio propri fondi nell’acquisto di dati al buoi.
Basandosi solo su supposizioni e speranze.
Bensi’, intanto si prende i dati e comincia a prepararli. La licenza CC poi gli consente gia’ di fare business.
Poi, alla fine, se vede che la cosa che aveva in mente funziona e tutto fila, solo a quel momento puo’ decidere di fare l’investimento.

Anziche’ acquistare al buio. Cosa questa si’ che è fattibile solo da una major per la quale investire 4 o 5.000 euro al buio non pesa niente.

Mentre per un pesce piccolo è un invesitmento importante che magari farebbe se e solo se avesse delle certezze.

Rimando a questo articolo dove Ragosa - direttore dell’agenzia digitale per l’italia dichiara
“Da open data 50mila posti di lavoro”

Tempo addietro l’allora presidente del consiglio dichiaro’ che la vittoria al mondiale (appena vinto) valeva 1 punto di PIL.

Mi sono sempre chiesto come aveva fatto a stimarlo. Se si guarda lla movimentazione di soldi per l’acquisto di nuovi giocatori di calcio probabilmente è anche vero, ma che ricaduta questo abbia avuto sull’economia nazionale, mi è sempre stato incomprensibile. :slight_smile:

La cosa importante, aggiungerei io, è che i 50.000 posti non nascano in realta’ dalle spese necessarie per avviare gli opendata.

Altrimenti sono a termine. Finiti gli investimenti , finiti i posti.

Come quando usci la legge che richiedeva la messa a norma dell’impianto elettrico dei condonini.
In un anno sorsero decine di migliaia di ditta di elettricisti.
Una volta che gli impianti furono tutti a norma, ecco che come erano sorte, cosi’ sparirono.

Speriamo bene .

···

Tornando all’articolo.
Nell’articolo la formula che usa ragosa è al condizionale (“potrebbero arrivare”)

Partendo dalle ipotesi degli americani che contano su un milione di posti di lavoro, nell’articolo lui dice che se arrivassero 50.000 posti sarebbe contento.

E’ una posizione che si presta a piu’ letture.

Andrea Peri
. . . . . . . . .
qwerty àèìòù

Il 31/05/2013 16:29, Andrea Peri ha scritto:

Apro una parentesi

Di per se' il fatto che una ditta chieda di acquistare i dati con un
cambio di licenza , non vuol dire che alla fine la cosa andra' in porto.
Dipende da quale licenza chiede di acquistare e che cosa relamnete cio'
comporti.

Infatti
quello che pero'volevo sottolineare con il mio primo post e' che la CC-BY, nonostante la sua apparente debolezza, dimostra di essere fastidiosa per una multinazionale e che, una multinazionale, davanti ai vincoli giuridici, tenta la carta di comprare i diritti d'uso.
Una PMI molto difficilmente farà così e, sicuramente rispetterà il vincolo della cc-by ma senza impazzire davanti ad altri vincoli.

Non va poi sottovalutato il reale valore che ha poter acquistare una
cosa dopo che la hai potuta provare.
Il fatto stesso che un soggetto puo' partire con i dati in CC e solo in
seguito decidere di acquistarne una licenza diversa è positivo.
L'investimento non è al buio.
Chiunque è convinto di avere una buona idea non si deve mettere a

[...]

Anziche' acquistare al buio. Cosa questa si' che è fattibile solo da una
major per la quale investire 4 o 5.000 euro al buio non pesa niente.
Mentre per un pesce piccolo è un invesitmento importante che magari
farebbe se e solo se avesse delle certezze.

Ottimo punto

>Rimando a questo articolo dove Ragosa - direttore dell'agenzia
digitale per l'italia dichiara
>"Da open data 50mila posti di lavoro"

Tempo addietro l'allora presidente del consiglio dichiaro' che la
vittoria al mondiale (appena vinto) valeva 1 punto di PIL.

[...]
Mitico! :slight_smile:

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che grandissimo paraculo!

Il 31/05/2013 23:28, Maurizio Napolitano ha scritto:

Il 31/05/2013 16:29, Andrea Peri ha scritto:

Apro una parentesi

Di per se' il fatto che una ditta chieda di acquistare i dati con un
cambio di licenza , non vuol dire che alla fine la cosa andra' in porto.
Dipende da quale licenza chiede di acquistare e che cosa relamnete cio'
comporti.

Infatti
quello che pero'volevo sottolineare con il mio primo post e' che la CC-BY, nonostante
la sua apparente debolezza, dimostra di essere fastidiosa per una multinazionale e
che, una multinazionale, davanti ai vincoli giuridici, tenta la carta di comprare i
diritti d'uso.
Una PMI molto difficilmente farà così e, sicuramente rispetterà il vincolo della
cc-by ma senza impazzire davanti ad altri vincoli.

Non va poi sottovalutato il reale valore che ha poter acquistare una
cosa dopo che la hai potuta provare.
Il fatto stesso che un soggetto puo' partire con i dati in CC e solo in
seguito decidere di acquistarne una licenza diversa è positivo.
L'investimento non è al buio.
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Anziche' acquistare al buio. Cosa questa si' che è fattibile solo da una
major per la quale investire 4 o 5.000 euro al buio non pesa niente.
Mentre per un pesce piccolo è un invesitmento importante che magari
farebbe se e solo se avesse delle certezze.

Ottimo punto

>Rimando a questo articolo dove Ragosa - direttore dell'agenzia
digitale per l'italia dichiara
>"Da open data 50mila posti di lavoro"

Tempo addietro l'allora presidente del consiglio dichiaro' che la
vittoria al mondiale (appena vinto) valeva 1 punto di PIL.

[...]
Mitico! :slight_smile:

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Il 30/05/2013 11:55, Maurizio Napolitano ha scritto:

ieri, a ForumPA, sono stato avvicinato da diverse persone, che mi hanno
informato che una nota azienda (purtroppo mi hanno proibito di fare
nomi) che fa uso di geodati nei loro prodotti sta chiedendo di poter
acquistare i dati con una licenza ad hoc in modo da poter evitare l'uso
dei vincoli della CC-BY

Sarebbe interessante capire in che modo lo stesso "fastidio" verso la
necessità di attribuzione si ripercuote sul versante dei metadati.

Io non trovo negativa questa pratica: se qualcuno è talmente esigente da
aver bisogno di dati senza nessuna limitazione, paga. Ma per gli altri
esistono comunque open data con una limitazione banale (attribuzione).
In questo modo è chiaro quello che ho scritto qualche tempo fa
rispondendo al post di Biallo su CC-BY-SA: questi sono gli open data, se
non vanno bene si può sempre chiedere qualcosa in più, pagando. Il fatto
che questo succeda con CC-BY lo rende quasi esilarante.

steko

--
Stefano Costa
http://steko.iosa.it/

Per chiarire: una Pubblica Amministrazione non può cedere qualcosa di
acquisito con denaro pubblico senza pretendere che sia riconosciuto
che è stato acquisito con denaro pubblico.
Dunque su tutte le condizioni si può confrontarsi e contrattare salvo la "BY".

Quelle multinazionali che non ritengono di poter onorare il
riconoscimento della fonte, hanno spalle abbastanza larghe per potersi
fare carico autonomamente dei rilievi e della raccolta di dati di loro
proprietà.

Il Cittadino ha invece diritto ad accedere al patrimonio della PA, e
può efficacemente farlo con dati rilasciati con clausola "BY".

Chi delle comunità FOSS si preocupa tanto del fatto che le
multinazionali incontrino difficoltà con le liicenze delle PA, che
rapporti ha con queste multinazionali?

Ciao,
Maurizio

Il 01/06/13, Stefano Costa<steko@iosa.it> ha scritto:

Il 30/05/2013 11:55, Maurizio Napolitano ha scritto:

ieri, a ForumPA, sono stato avvicinato da diverse persone, che mi hanno
informato che una nota azienda (purtroppo mi hanno proibito di fare
nomi) che fa uso di geodati nei loro prodotti sta chiedendo di poter
acquistare i dati con una licenza ad hoc in modo da poter evitare l'uso
dei vincoli della CC-BY

Sarebbe interessante capire in che modo lo stesso "fastidio" verso la
necessità di attribuzione si ripercuote sul versante dei metadati.

Io non trovo negativa questa pratica: se qualcuno è talmente esigente da
aver bisogno di dati senza nessuna limitazione, paga. Ma per gli altri
esistono comunque open data con una limitazione banale (attribuzione).
In questo modo è chiaro quello che ho scritto qualche tempo fa
rispondendo al post di Biallo su CC-BY-SA: questi sono gli open data, se
non vanno bene si può sempre chiedere qualcosa in più, pagando. Il fatto
che questo succeda con CC-BY lo rende quasi esilarante.

steko

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Stefano Costa
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Veramente curioso questo dettaglio della multinazionale.

In effetti le multinazionali proprio a causa della loro natura mastidontica a volte hanno dei coportamenti dettati piu’ dalla ritualità che non da criteri di massima ottimizzazione.
Le PMI di solito sono piu’ dinamiche ed agili.

Una PMI dotata di buone eccellenze al suo interne ci impiega un mese a ottimizzare i suoi processi o a riposizionare il suo core business per venire incontro alle esigenze del mercato.

Una multinazionale forse se la cava con 12-18 mesi, ma bisogno che ci si impegni veramente.

Immagino che non sia proprio “elegante” vendere a un grosso committente pubblico dei dati con sopra scritto

“dati forniti da Blah Blah Blah” , dove “blah blah” è un altro ente pubblico.

Intendiamoci non sto ’ parlando di una semplice partita di giro.

I dati possono benissimo essere stato migliorati e magari il valore aggiunto ci staì tutto.

Pero’ evitare l’imbarazzo che una tale scritta potrebbe suscitare in chi li acquista potrebbe essere un buon motivo per acquistarli con licenza specifica.

Poi, che questa sia una realta’ e che una tale pratica sia fattibile o meno , francamente non lo so’.

Andrea.

···

Pero’ forse potrebbero esserci altre ragioni.

Ad esempio, fantasticando:

Una multinazionale che produce i dati potrebbe avere tra i suoi clienti qualche grossa realta’ pubblica.

Il giorno 31 maggio 2013 23:28, Maurizio Napolitano <napo@fbk.eu> ha scritto:

Il 31/05/2013 16:29, Andrea Peri ha scritto:

Apro una parentesi

Di per se’ il fatto che una ditta chieda di acquistare i dati con un
cambio di licenza , non vuol dire che alla fine la cosa andra’ in porto.
Dipende da quale licenza chiede di acquistare e che cosa relamnete cio’
comporti.

Infatti
quello che pero’volevo sottolineare con il mio primo post e’ che la CC-BY, nonostante la sua apparente debolezza, dimostra di essere fastidiosa per una multinazionale e che, una multinazionale, davanti ai vincoli giuridici, tenta la carta di comprare i diritti d’uso.
Una PMI molto difficilmente farà così e, sicuramente rispetterà il vincolo della cc-by ma senza impazzire davanti ad altri vincoli.

Andrea Peri
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Il 02/06/2013 17:17, Andrea Peri ha scritto:

Veramente curioso questo dettaglio della multinazionale.

Interessante discussione. In ogni caso, a me (e credo anche alla generalita' della
cominita', nonche', per statuto, all'associazione) interessa la difesa degli
interessi dei cittadini, quindi della Pubblica Amministrazione, e delle piccole e
medie imprese nazionali. Francamente farsi paladini delle grandi aziende (tutte extra
europee) non mi pare sia rilevante e condiviso qui.
Per me il software libero, cosi' come i dati liberi, sono un bene comune che, come ci
hanno insegnato i recenti referenda, vanno _difesi_ dagli appetiti delle grandi aziende.
Saluti.
- --
Paolo Cavallini - Faunalia
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