[Gfoss] Esri and Open Source Software: More Please

>Finora i "grandi" si sono mossi abbastanza male sul web, e di fatto hanno perso
>larghe quote di marcato, ma chissa', magari hanno imparato dagli errori.
>Vista da un altro punto di vista, si potrebbe ottimisticamente concludere che
>considerino persa la battaglia sul desktop.
>Saluti.
>-- 

E’ un modo di vederla in positivo.

Non è che la danno per persa, è che hanno capito che non serve piu’ a nulla.

Si sono alla fine resi conto che è molto piu’ conveniente chiedere a ogni singolo utente che dal web e dallo smartphone consulta un servizio un centesimo a richiesta, piuttosto che chiedere 10.000 euro a chi usa un gis desktop per produrre i dati.

Nel primo caso moltiplichi per milioni di utenti per 365 giorni all’anno.
Nel secondo caso pochi utenti e con tassi di ricambio molto lenti.

Per cui troverei logico e comprensibile che stiano considerando un mercato appetibile quello internet (apple docet con il suo ituns) e un mercato a perdere quello dei gis desktop.

Del resto anche la apple ormai non considera piu’ strategico produrre pc e venderli, quanto piuttosto produrre e vendere sistemi multimediali per il mobile.

Per cui non direi che hanno perso, quanto piuttosto che stanno lasciando il campo per destinare forze e risorse a mercati piu’ appetibili.

Andrea Peri
. . . . . . . . .
qwerty àèìòù

Pienamente d’accordo Andrea. Non è una vittoria di altre soluzione desktop, ma uno slittamento globale del business.

giovanni

Il giorno 29 agosto 2012 13:05, Andrea Peri <aperi2007@gmail.com> ha scritto:

>Finora i "grandi" si sono mossi abbastanza male sul web, e di fatto hanno perso
>larghe quote di marcato, ma chissa', magari hanno imparato dagli errori.
>Vista da un altro punto di vista, si potrebbe ottimisticamente concludere che
>considerino persa la battaglia sul desktop.
>Saluti.
>-- 

E’ un modo di vederla in positivo.

Non è che la danno per persa, è che hanno capito che non serve piu’ a nulla.

Si sono alla fine resi conto che è molto piu’ conveniente chiedere a ogni singolo utente che dal web e dallo smartphone consulta un servizio un centesimo a richiesta, piuttosto che chiedere 10.000 euro a chi usa un gis desktop per produrre i dati.

Nel primo caso moltiplichi per milioni di utenti per 365 giorni all’anno.
Nel secondo caso pochi utenti e con tassi di ricambio molto lenti.

Per cui troverei logico e comprensibile che stiano considerando un mercato appetibile quello internet (apple docet con il suo ituns) e un mercato a perdere quello dei gis desktop.

Del resto anche la apple ormai non considera piu’ strategico produrre pc e venderli, quanto piuttosto produrre e vendere sistemi multimediali per il mobile.

Per cui non direi che hanno perso, quanto piuttosto che stanno lasciando il campo per destinare forze e risorse a mercati piu’ appetibili.

Andrea Peri
. . . . . . . . .
qwerty àèìòù


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Il motivo per cui varie aziende di software proprietari ( tra cui ESRI ) si
"convertono" all'open source sta nelle richieste "open" delle pubbliche
amministrazioni.

almeno nel caso delle ESRI e' sicuramente cosi': del resto, non hanno
neppure nessuna difficolta' a riconoscerlo pubblicamente con la massima
franchezza:

"There is a strong and growing trend toward using open source technologies.
Governments and organizations are issuing regulations where open source
is either preferred or required."
http://www.esri.com/software/arcgis/geoportal/common-questions

ma il fatto che vanno su questa strada perche' spinti dall'esterno
non significa necessariamente che non ci andranno veramente, no ?

Riguardo al merito, aprire un github e mettere "qualche sorgente" non
significa rilasciare un vero progetto open ricompilabile.

Boh, secondo me invece gli assomiglia parecchio. Ovvio, dipende da
cosa rilasciano, anche Microsoft ha rilasciato parte del suo stack
sotto licenze open ma non tutto quanto, ciò non toglie che sia stato
un bel passo avanti.

attenzione: personalmente credo che qua (ancora una volta) torna utile
applicare il criterio che "open source" non e' affatto la stessa cosa
di "sw libero"; sono due concetti assolutamente diversi e distinti.

rilasciare qualche pezzettino di sorgente, magari non ricompilabile,
sarebbe solo una furbata miserabile e di corto respiro.
viceversa rilasciare veramente interi pezzi di piattaforma, tenendosi
comunque l'asso ben nascosto nella manica, e' perfettamente legittimo
ed e' genuinamente open source a tutti gli effetti.
ma non e' sicuramente sw libero, visto che gli aspetti chiave della
tecnologia restano comunque ben stretti nelle mani del produttore.

del resto, non e' affatto una novita': ormai sono anni che Google ha
tracciato efficacemente la strada per un business model di questo tipo.
ampia offerta di servizi assolutamente gratuiti, numerosi rilasci di
librerie e componenti genuinamente open source, generoso supporto
(anche economico) alle communities.
ma l'approccio strategico e' comunque quello di mantenere saldamente
il controllo sui quei pochi aspetti critici e rilevanti che consentono
al produttore di "mungere la mucca" quanto basta per ottenere profitti.

lo stesso Android e' un ottimo esempio: al 95% e' puro linux, ed e'
quasi interamente rilasciato ... quel piccolo 5% che non viene rilasciato
e' proprio quello che consente a Google di generare profitti e di
mantenere saldamente il controllo del mercato.

se l'ha fatto Google (e con molto successo), non vedo proprio perche'
anche altri non dovrebbero imitarli, o perlomeno provarci.

Vista da un altro punto di vista, si potrebbe ottimisticamente
concludere che considerino persa la battaglia sul desktop.

E' un modo di vederla in positivo.
Non è che la danno per persa, è che hanno capito che non serve piu'
a nulla.

credo che questa sia tra tutte la considerazione piu' azzeccata.
ci troviamo proprio nel bel mezzo di una rivoluzione epocale; proprio
come quando negli anni '70 i minicomputers infransero l'egemonia
dei mainframes, e come quando negli anni '90 i PC Win acquisirono
l'egemonia assoluta spazzando via i mini e le workstations Unix.

in entrambe le "estinzioni di massa" ci furono vittime illustri;
chi si ricorda piu' oggi della Honeywell, della Sperry Univac,
di DEC, DataGeneral, Apollo e SiliconGraphics ?
eppure all'epoca erano multinazionali prospere e fiorenti.

oggi e' il turno dell'eclissi del PC e dell'avvento dei tablets
e dei mobiles; ma anche l'avvento del cloud computing avra' un
peso sicuramente decisivo e determinante.

nulla rimarra' come prima: solo chi sapra' adottare un business
model adeguato al nuovo scenario sopravvivera', tutti gli altri
inevitabilmente spariranno.

quindi non deve stupire se alcuni "grandi" stanno provando ad
adottare business models completamente diversi da quelli tradizionali;
e non significa neppure che siano tentativi "di facciata" per
ingannare gli allocchi.
forse stanno veramente cercando di uscire dal vecchio mondo
ormai morente per riposizionarsi in modo completamente diverso
nel nuovo scenario.

ciao Sandro

--
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