Va be', adesso non facciamo gli assolutisti. Questo discorso si puo'
applicare a qualunque disciplina scientifica. La cartografia è una
disciplina connessa alla geografia, ovvero alla "scrittura della terra",
ovvero alla sua descrizione. Disegnare la Terra significa conoscerla e
"raccontarla". Non e' automatico che disegnare la terra voglia dire
esercitare un potere o una volonta' di sopraffazione. Semmai il discorso
si puo' girare: poichè la storia dell'uomo e' in buona parte storia di
conflitti, di conquiste e di potere, uno strumento scientifico come la
cartografia e' stato utilizzato molto proficuamente a tal fine, come lo
sono state altre discipline quali la matematica, la fisica, l'ingegneria
ecc. ecc.
Tutto molto giusto, la cartografia non è certo l'unico strumento che ha avuto
questo destino, ma questo non toglie che lo abbia avuto e che, secondo alcune
opinioni, questa sia la sua natura, per così dire originaria, o almeno
storicamente determinatasi.
La citazione a cui alludevo è: ”la carta topografica non è una carta qualsiasi:
essa costituisce il ritratto, esclusivamente affidato ai militari, dei moderni
stati nazione territoriali centralizzati” (Farinelli, Geografia.
Un'introduzione ai modelli del mondo, 2003) e naturalmente si riferisce alla
storia della carta topografica. Un opinione che si può non condividere (e poi
non sono certo io a difendere Farinelli che si difende da solo), ma che non mi
pare comporti una posizione assolutista.
> Quello che sarebbe interessante chiedersi è se la cartografia condivisa e
> socialmente costruita, o collaborativa che dir si voglia, cambia quella
> che è stata una caratteristica della cartografia per secoli. Se così è il
> web mapping ha effettivamente cambiato un pezzo di storia della cultura
> geografica in senso molto profondo.
Mah, questa secondo me e' una idea utopistica, tendenzialmente ideologica e
comunque fuorviante.
Utopistica probabile, ideologica non sono sicuro, ma alla fine può anche darsi
anche se non so a quale ideologia potrebbe riferirsi, fuorviante non saprei
proprio perché.
La cartografia condivisa rimane sempre una cartografia come quella
tradizionale: cambia il mezzo, ma rimangono i suoi limiti intrinseci
La cartografia, anche se socialmente costruita o
condivisa, rimane dunque una RAPPRESENTAZIONE della realta' secondo un
certo punto di vista: il punto di vista di una persona, di un gruppo, di
una certa posizione culturale, filosofica o ideologica. E questo succede
secondo me in ogni settore, incluso l'ambito GFOSS.
Impossibile non essere d'accordo. La differenze, sostanziale per me, è che
prima c'era una rappresentazione (a volte 2 contrapposte) oggi magari ce ne
possono essere 10. Sono tutte descrizioni soggettive, anche se basate su
strumenti sofisticati, ma oggi sono possibili visioni multiple. Poi spetta a
chi le confronta trovare nelle differenze la ricchezza di una polifonia
piuttosto che un assolutismo (qui si ci vuole).
Inoltre vorrei sottolineare il fatto che l'interscambio di informazioni che
Internet rende possibile non significa automaticamente "veridicità" delle
informazioni, primo perche' le informazioni geografiche non fanno di per
se' una cartografia (la cartografia e' solo un disegno delle informazioni,
non e' LE INFORMAZIONI), e secondo perchè le stesse informazioni sono
sempre mediate da un "modello di rappresentazione", ovvero da una scelta
di indirizzo, come dicevo sopra.
I cartografi non sono depositari di informazioni "vere", non lo erano in
passato e non lo sono adesso. Solo che oggi, come giustamente noti la
diffusione dell'informazione (ma anche la produzione) è molto più allargata.
Certo ogni produttore di informazione, ma anche ogni utilizzatore, è legato ad
una scelta di indirizzo, ma forse oggi sono possibili più indirizzi rispetto
la passato.
Non e' tanto il web mapping che cambia la storia della cultura geografica,
a mio parere, quanto piu' semplicemente la diffusione dell'informazione
attraverso gli strumenti informatici che cambia le modalita' della
conoscenza, piu' in generale. Ma questa è una cosa essenzialmente tecnica
e contingente; i paradigmi della conoscenza, ossia i modelli, i
meccanismi, le codifiche con le quali l'uomo cerca di comprendere o
descrivere la realta' rimangono comunque su un altro livello.
Appunto qui sarebbe interessante capire meglio. La questione tecnica (però una
modalità di comunicazione e di condivisione di informazioni non è poi solo una
questione tecnica) sta avendo un impatto sulla descrizione, su modelli e
codifiche? Io non ho una risposta certa, ma la domanda mi intriga molto.
Scusate il messaggio OT e molto filosofico, ma da geografo mi appassiono
molto su questi temi e quando vedo tracce di funzionalismo puro (che ha
ammorbato la mia modesta carriera di insegnante a partire dagli anni della
riforma Moratti, che ha spappolato la didattica, specie in ambito
geografico) mi viene un po' di orticaria, da qualunque fonte arrivi.
Temo che se parliamo della Moratti ecc. ecc. lo spappolamento didattico sia
purtroppo ampio e non solo geografico quindi sono solidale al 100%, ma
francamente non vedo il collegamento con il funzionalismo puro. Anzi la mia
domanda era esattamente il contrario, ovvero esiste la possibilità di
intravedere un modo di mappare che lascia il funzionalismo (quasi puro) che
viene da una certa storia delle topografia (topografia e non geografia) per
andare verso qualcosa di diverso... ed ha questo qualche connessione con gli
strumenti di cui parlavamo?
Risposta incerta al momento, almeno per me, ma tema molto appassionante,
sempre almeno per me.
Mi scuso anch'io per il messaggio (troppo) lungo e filosofico (ma la filosofia non
fa poi così male dai :-)).
Saluti
Iacopo
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Ciao
Marco