[Gfoss] ottime notizie in arrivo

>personalmente non ci ho mai neppure provato.
>basta leggersi bene la licenza con relativi disclaimers e
>quasi sempre si scopre che non e' l'autore del codice a
>detenere effettivamente il copyright.
>e' piuttosto l'Istituto, il Dipartimento, la Facolta', il
>Senato Accademico, la direzione dell'Universita' etc
>
>quindi evidentemente siamo in presenza di un preciso indirizzo
>politico, non di una banale svista in buona fede.
>come recitano spesso i disclaimers, al massimo possiamo sperare
>di strappare un'eccezione "personalizzata" per un singolo progetto
>e per un determinato scopo.
>
>ma non puo' certo bastare questo per potere incorporare quel
>codice all'interno di un progetto di sw libero "serio".
>con tutta evidenza resteremmo pur sempre sul terreno minato
>delle licenze "inquinate" e fortemente "puzzolenti".
>almeno IMHO

Quindi portando a logica conseguenza la tua affermazione uno ne potrebbe trarre l’indicazione che
i fondi che una pubblica amministrazione da’ a un istituto di ricerca o a una universita’ quando sono finalizzati a studiare nuove soluzioni, nuovi codici sorgente o nuovi algoritmi non sono mai sfruttati al meglio,
perche’ finiscono per generare (in questi casi che citi) cose anche brillanti, ma che sono anche assolutamente dei
“rami secchi” ?

Se cosi’ fosse allora sarebbe utile che la PA che fornisce fondi all’universita’ li subordinasse a una clausola di distribuzione libera. Qualcosa del tipo:

“ti do’ i fondi per la ricerca purche’ tutti i risultati del lavoro algoritmi e codici sorgenti compresi sia distribuito con licenza GPL o LGPL.”

Ma non è che questo sarebbe una violazione di qualche diritto fondamentale ?

Andrea Peri
. . . . . . . . .
qwerty àèìòù

Il giorno 27/lug/2012, alle ore 12:11, Andrea Peri ha scritto:

Se cosi' fosse allora sarebbe utile che la PA che fornisce fondi all'universita' li subordinasse a una clausola di distribuzione libera. Qualcosa del tipo:

"ti do' i fondi per la ricerca purche' tutti i risultati del lavoro algoritmi e codici sorgenti compresi sia distribuito con licenza GPL o LGPL."

Ma non è che questo sarebbe una violazione di qualche diritto fondamentale ?

Sembra proprio anche a me.

ciao
Marco

2012/7/27 Andrea Peri <aperi2007@gmail.com>:
...

Qualcosa del tipo:

"ti do' i fondi per la ricerca purche' tutti i risultati del lavoro
algoritmi e codici sorgenti compresi sia distribuito con licenza GPL o
LGPL."

Ma non è che questo sarebbe una violazione di qualche diritto fondamentale ?

Per evitare problemi del genere OSGeo richiede che
il software abbia una licenza "OSI-compliant"

"The foundation's projects are all freely available and useable under
an OSI-certified open source license."
http://www.osgeo.org/content/foundation/about.html
--> http://opensource.org/licenses/

Penso che la scelta delle licenze sia ampia e soddisfa
anche un potenziale vincolo per dare fondi a qualche ente
pubblico che sviluppa software (allora, con fondi pubblici).

ciao
Markus

Il 27/07/2012 12:11, Andrea Peri ha scritto:

Se cosi' fosse allora sarebbe utile che la PA che fornisce fondi
all'universita' li subordinasse a una clausola di distribuzione
libera. Qualcosa del tipo:

"ti do' i fondi per la ricerca purche' tutti i risultati del lavoro
algoritmi e codici sorgenti compresi sia distribuito con licenza GPL o
LGPL."

Ma non è che questo sarebbe una violazione di qualche diritto
fondamentale ?

MI pare una cosa doverosa (anzi, io ne farei una campagna pubblica), e
la trovo la promozione di un diritto fondamentale (alla condivisione di
quel che e' pubblico), piuttosto che il suo contrario.
Saluti, e grazie.

--
Paolo Cavallini - Faunalia
www.faunalia.eu
Full contact details at www.faunalia.eu/pc
Nuovi corsi QGIS e PostGIS: http://www.faunalia.it/calendario

On Fri, Jul 27, 2012 at 12:14:55PM +0200, GEOgrafica wrote:

Il giorno 27/lug/2012, alle ore 12:11, Andrea Peri ha scritto:

> Se cosi' fosse allora sarebbe utile che la PA che fornisce fondi all'universita' li subordinasse a una clausola di distribuzione libera. Qualcosa del tipo:
>
> "ti do' i fondi per la ricerca purche' tutti i risultati del lavoro algoritmi e codici sorgenti compresi sia distribuito con licenza GPL o LGPL."
>
> Ma non è che questo sarebbe una violazione di qualche diritto fondamentale ?

Sembra proprio anche a me.

Quali ?

--strk;

On Fri, 27 Jul 2012 12:11:46 +0200, Andrea Peri wrote:

Se cosi' fosse allora sarebbe utile che la PA che fornisce fondi
all'universita' li subordinasse a una clausola di distribuzione
libera.

Andrea,

nota bene: praticamente quasi tutti i casi di cui stiamo parlando sono
relativi al mondo anglo-sassone.
ed in quel contesto le Universita' assai spesso sono istituzioni private;
i ritorni economici della ricerca e degli eventuali brevetti derivati sono
proprio uno dei principali canali di auto-finanziamento, oltre ovviamene
alle rette (immagino, salatissime) pagate dagli studenti.
e' un modello assolutamente differente dal nostro.

Qualcosa del tipo:

"ti do' i fondi per la ricerca purche' tutti i risultati del lavoro
algoritmi e codici sorgenti compresi sia distribuito con licenza GPL o
LGPL."

Ma non è che questo sarebbe una violazione di qualche diritto
fondamentale ?

non direi; dopo tutto rilasciare sotto GPL etc e' proprio una garanzia
"robusta" che il frutto dell'investimento pubblico rimane a disposizione
di tutti quanti e non va ad esclusivo beneficio di pochi.

ma posso anche farti un esempio specifico: quando la Toronto University
ha contributo a SpatiaLite il parser WKT facendoci lavorare sopra una
ventina dei suoi studenti per un paio di mesi, mi e' stato esplicitamente
richiesto di dichiarare formalmente che tutto il codice prodotto sarebbe
stato rilasciato sotto una qualsiasi licenza OSI-approved, perche'
altrimenti l'operazione era per loro impossibile.

immagino che la Toronto University sia pubblica; l'unico riferimento
che trovo su Wikipedia recita:
" It was founded by royal charter in 1827 as King's College, the first
institution of higher learning in Upper Canada. Originally controlled by
the Church of England, the university assumed the present name in 1850
upon becoming a secular institution."
a naso, puzza piu' di pubblico/statale che di privato :wink:

comunque la policy interna che si sono dati e' proprio quella che tutto
il lavoro di sviluppo di studenti e dottorandi pagato con fondi pubblici
deve necessariamente venire rilasciato come Open Source.
evidentemente (almeno in Canada) non ci riscontrano nessuna violazione
di alcun diritto fondamentale :slight_smile:

ciao Sandro

--
Il messaggio e' stato analizzato alla ricerca di virus o
contenuti pericolosi da MailScanner, ed e'
risultato non infetto.

Credo anch’io che vincolare i fondi a produrre materiale OS sarebbe un dovere da parte dell’istituzione pubblica.
Questo chiama in causa anche la produzione bibliografica. Possibile che io, privato cittadino, non possa leggere quel che viene prodotto dall’università pubblica se non spendendo centinaia/migliaia di euro per una rivista scientifica?!?!!! L’unica alternativa è chiedere ad amici e colleghi universitari di scaricarmi e girarmi ogni tanto un articoletto. Non l’ho mai digerito, e mi sembra roba da preneandertaliani!

L’unica eccezione che vedo è per quella parte di ricerca che viene prodotto all’interno di spin-off nella quale un’università partecipa come socio. In questo caso si capisce che la questione si mischia con l’attività di tipo privato, ed è tutto un altro discorso…

giovanni

Il giorno 27 luglio 2012 12:36, <a.furieri@lqt.it> ha scritto:

On Fri, 27 Jul 2012 12:11:46 +0200, Andrea Peri wrote:

Se cosi’ fosse allora sarebbe utile che la PA che fornisce fondi
all’universita’ li subordinasse a una clausola di distribuzione
libera.

Andrea,

nota bene: praticamente quasi tutti i casi di cui stiamo parlando sono
relativi al mondo anglo-sassone.
ed in quel contesto le Universita’ assai spesso sono istituzioni private;
i ritorni economici della ricerca e degli eventuali brevetti derivati sono
proprio uno dei principali canali di auto-finanziamento, oltre ovviamene
alle rette (immagino, salatissime) pagate dagli studenti.
e’ un modello assolutamente differente dal nostro.

Qualcosa del tipo:

“ti do’ i fondi per la ricerca purche’ tutti i risultati del lavoro
algoritmi e codici sorgenti compresi sia distribuito con licenza GPL o
LGPL.”

Ma non è che questo sarebbe una violazione di qualche diritto
fondamentale ?

non direi; dopo tutto rilasciare sotto GPL etc e’ proprio una garanzia
“robusta” che il frutto dell’investimento pubblico rimane a disposizione
di tutti quanti e non va ad esclusivo beneficio di pochi.

ma posso anche farti un esempio specifico: quando la Toronto University
ha contributo a SpatiaLite il parser WKT facendoci lavorare sopra una
ventina dei suoi studenti per un paio di mesi, mi e’ stato esplicitamente
richiesto di dichiarare formalmente che tutto il codice prodotto sarebbe
stato rilasciato sotto una qualsiasi licenza OSI-approved, perche’
altrimenti l’operazione era per loro impossibile.

immagino che la Toronto University sia pubblica; l’unico riferimento
che trovo su Wikipedia recita:
" It was founded by royal charter in 1827 as King’s College, the first
institution of higher learning in Upper Canada. Originally controlled by
the Church of England, the university assumed the present name in 1850
upon becoming a secular institution."
a naso, puzza piu’ di pubblico/statale che di privato :wink:

comunque la policy interna che si sono dati e’ proprio quella che tutto
il lavoro di sviluppo di studenti e dottorandi pagato con fondi pubblici
deve necessariamente venire rilasciato come Open Source.
evidentemente (almeno in Canada) non ci riscontrano nessuna violazione
di alcun diritto fondamentale :slight_smile:

ciao Sandro


Il messaggio e’ stato analizzato alla ricerca di virus o
contenuti pericolosi da MailScanner, ed e’
risultato non infetto.


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