[Gfoss] R: Distribuire dati: web o desktop?

>Anche solo restando ristretti al GIS, posso affermare che nel mio lavoro il
>desktop, oggi, non può essere sostituito. 
>
>Dove potrei effettuare tutte quelle elaborazioni spaziali quotidiane su
>montagne di *dati* locali? Dove li leggo e dove salvo i risultati? Non
>vogliate neanche a pensare di coinvolgere la rete su volumi di dati così
>elevati.

Non ti è chiaro perche’ continui a proiettare l’impiego di una intrastruttura completamente remotizzata su un impiego locale.

In tale modo è ovvio che non ti puo’ tornare, è logico che non lo sia.

I dati devono stare nella rete stessa. Non devono essere locali.
Pensa a dati in rete. progettati per stare in rete, su strutture di dati anche esse pensate e progettate per favorire il transito in rete.
Dati a cui chi ha titolo accede da dovunque esso si trovi , con l’unica necessita’ di un accesso internet e un dispositivo sufficientemente potente.

Ma non un dispositivo con tanto spazio disco. Con uno spazio sufficiente per il minimo vitale e niente di piu’.

Il fatto che i dati siano locali sul tuo PC è solo una condizione al contorno.
Immagina di non sapere dove relamente il tuo file-system abbia collocata una determinata cartella.
Per quello che ne sai il contenuto di quella cartella potrebbe trovarsi a migliaia di km di distaza.
Magari quando copi i tuoi dati su una cartella del tuo filesystem, tale cartella è fisicamente collocata “vai tu a sappi dove”.
Su un server della Apple o di Google o di Microsoft o di qualche altro provider.
L’unica cosa che ti fa’ capire oggi che un dato è locale sul tuo pc anziche’ su un server remoto sono i tempi di attesa.
Ma anche i tempi di attesa sono legati a metodi elaborativi e algoritmi pensati per elaborare dati locali e quindi non sono efficienti quando i dati non lo sono.

Uno smartphone per te è inusabile?
Anche li’ si potrebbe discuterne.
Ora puo’ darsi , tra qualche anno chissa’.
I dispositivi piu’ ingombranti sono la tastiera e il video.

Il video potrebbe essere sostituito da un paio di occhiali con un connettore jack che ti mostrano l’equivalente di un montor a 42 pollici.
La tastiera potrebbe divenire un sistema che sfrutti il movimento della pupilla, oppure per restare nel classico,
un microtrasduttore wifi con un paio di accelerometri che permettono di digitare su un tavolo (la tastiera ti viene mostrata nel visore a occhiale).
Ecco che la parte piu’ ingombrante del PC è gia’ sostituita. Resta lo spazio disco.
Ma anche li’, 64Gbyte sono ormai alla portata.
Poi per il resto ci pensa la rete.

Io non credo che si vogla tanto, magari tra 5-6 anni qualcosa del genere si potrà gia vedere.

Andrea Peri
. . . . . . . . .
qwerty àèìòù

Il mercato si sta segmentizzando tantissimo. Come ha detto Sandro, sviluppare cross-platform sta tornando ad essere un lavoro oneroso, tant’è che si stanno cercando tutte le strade per costruire e vendere ambienti di sviluppo cross, che astraggono gli ambienti (da Appcelerator a MonoTouch/Xamarin).
E’ ovvio che tutto ciò ha evidenti vantaggi commerciali per tutta la catena della produzione software. I dolori sono per chi vuole garantire software cross, amari liberi.

Di chi sarà il futuro? Apparentemente il futuro è nel paradigma “Internet as a platform”. I device probabilmente sfumeranno sempre più tra di loro, percui credo che tra un po’ di tempo sarà difficile distinguere cos’è “desktop” e cos’è “web”. Basta vedere i mostruosi investimenti in SaaS, da Adobe a Microsoft a Google, ecc., oppure farsi un giro tra le caratteristiche di ChromeOS (e relativo Chromebook).
La domanda drammatica è: l’infrastruttura che dovrà supportare il nuovo paradigma, sarà economicamente, socialmente, ecologicamente sostenibile? Il mercato probabilmente spingerà tutto in quella direzione… ma non è scontato che che ciò avvenga secondo uno sviluppo del tutto lineare e prevedibile.

giovanni

Il giorno 30 ottobre 2012 21:43, Andrea Peri <aperi2007@gmail.com> ha scritto:

>Anche solo restando ristretti al GIS, posso affermare che nel mio lavoro il
>desktop, oggi, non può essere sostituito. 
>
>Dove potrei effettuare tutte quelle elaborazioni spaziali quotidiane su
>montagne di *dati* locali? Dove li leggo e dove salvo i risultati? Non
>vogliate neanche a pensare di coinvolgere la rete su volumi di dati così
>elevati.

Non ti è chiaro perche’ continui a proiettare l’impiego di una intrastruttura completamente remotizzata su un impiego locale.

In tale modo è ovvio che non ti puo’ tornare, è logico che non lo sia.

I dati devono stare nella rete stessa. Non devono essere locali.
Pensa a dati in rete. progettati per stare in rete, su strutture di dati anche esse pensate e progettate per favorire il transito in rete.
Dati a cui chi ha titolo accede da dovunque esso si trovi , con l’unica necessita’ di un accesso internet e un dispositivo sufficientemente potente.

Ma non un dispositivo con tanto spazio disco. Con uno spazio sufficiente per il minimo vitale e niente di piu’.

Il fatto che i dati siano locali sul tuo PC è solo una condizione al contorno.
Immagina di non sapere dove relamente il tuo file-system abbia collocata una determinata cartella.
Per quello che ne sai il contenuto di quella cartella potrebbe trovarsi a migliaia di km di distaza.
Magari quando copi i tuoi dati su una cartella del tuo filesystem, tale cartella è fisicamente collocata “vai tu a sappi dove”.
Su un server della Apple o di Google o di Microsoft o di qualche altro provider.
L’unica cosa che ti fa’ capire oggi che un dato è locale sul tuo pc anziche’ su un server remoto sono i tempi di attesa.
Ma anche i tempi di attesa sono legati a metodi elaborativi e algoritmi pensati per elaborare dati locali e quindi non sono efficienti quando i dati non lo sono.

Uno smartphone per te è inusabile?
Anche li’ si potrebbe discuterne.
Ora puo’ darsi , tra qualche anno chissa’.
I dispositivi piu’ ingombranti sono la tastiera e il video.

Il video potrebbe essere sostituito da un paio di occhiali con un connettore jack che ti mostrano l’equivalente di un montor a 42 pollici.
La tastiera potrebbe divenire un sistema che sfrutti il movimento della pupilla, oppure per restare nel classico,
un microtrasduttore wifi con un paio di accelerometri che permettono di digitare su un tavolo (la tastiera ti viene mostrata nel visore a occhiale).
Ecco che la parte piu’ ingombrante del PC è gia’ sostituita. Resta lo spazio disco.
Ma anche li’, 64Gbyte sono ormai alla portata.
Poi per il resto ci pensa la rete.

Io non credo che si vogla tanto, magari tra 5-6 anni qualcosa del genere si potrà gia vedere.

Andrea Peri
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Non inviate messaggi commerciali.
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605 iscritti al 10.7.2012

A proposito di cluod, la webmail si è “mangiata” un intervento molto articolato che avevo appena scritto per scadenza della sessione -:). Chissà se in ufficio con il fido thunderbird sarebbe successo lo stesso…

Colto dalla pigrizia di riscriverlo sintetizzo: a mio giudizio i mondi desktop, web e mobile non sono necessariamente in contrapposizione e la corsa a farli convergere troppo forse non è sempre sensata.

Ogni impiego ha e penso continuerà ad avere i suoi strumenti ideali, che nel tempo magari cambieranno ma non credo convergeranno mai totalmente.

Per estremizzare non credo che verrà mai redatto un piano regolatore solo con strumenti basati su browser o tramite tablet, come un webgis sarà probabilmente lo strumento più adatto per la visualizzazione dello stesso per il pubblico che non ha già in uso uno strumento desktop.

Si faranno sicuramente grossi passi avanti nella cnvergenza degli strumenti, ma oltre un certo punto non è più un’esigenza funzionale ma meramente di marketing di chi vede device e servizi

Il punto centrale è infrastrutturale: sicuramente se espongo i miei dati in maniera standard interoperabile riesco ad accontentare tutti, lasciando la scelta dello strumento in funzione dell’uso che se ne deve fare.

Dal mainframe siamo passati al client-server per poi passare al web, oscillando tra soluzioni centralizzate e distribuite a più riprese… ma ognuna porta vantaggi e svantaggi e quindi vanno usate, a mio giudizio, ognuna nel contesto nel quale dà il meglio

-----Original Message-----
From: gfoss-bounces@lists.gfoss.it on behalf of G. Allegri
Sent: Tue 10/30/2012 11:07 PM
To: Andrea Peri
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Subject: Re: [Gfoss] R: Distribuire dati: web o desktop?

Il mercato si sta segmentizzando tantissimo. Come ha detto Sandro,
sviluppare cross-platform sta tornando ad essere un lavoro oneroso, tant’è
che si stanno cercando tutte le strade per costruire e vendere ambienti di
sviluppo cross, che astraggono gli ambienti (da Appcelerator a
MonoTouch/Xamarin).
E’ ovvio che tutto ciò ha evidenti vantaggi commerciali per tutta la catena
della produzione software. I dolori sono per chi vuole garantire software
cross, amari liberi.

Di chi sarà il futuro? Apparentemente il futuro è nel paradigma “Internet
as a platform”. I device probabilmente sfumeranno sempre più tra di loro,
percui credo che tra un po’ di tempo sarà difficile distinguere cos’è
“desktop” e cos’è “web”. Basta vedere i mostruosi investimenti in SaaS, da
Adobe a Microsoft a Google, ecc., oppure farsi un giro tra le
caratteristiche di ChromeOS (e relativo Chromebook).
La domanda drammatica è: l’infrastruttura che dovrà supportare il nuovo
paradigma, sarà economicamente, socialmente, ecologicamente sostenibile? Il
mercato probabilmente spingerà tutto in quella direzione… ma non è
scontato che che ciò avvenga secondo uno sviluppo del tutto lineare e
prevedibile.

giovanni

Il giorno 30 ottobre 2012 21:43, Andrea Peri aperi2007@gmail.com ha
scritto:

Anche solo restando ristretti al GIS, posso affermare che nel mio lavoro il
desktop, oggi, non può essere sostituito.

Dove potrei effettuare tutte quelle elaborazioni spaziali quotidiane su
montagne di dati locali? Dove li leggo e dove salvo i risultati? Non
vogliate neanche a pensare di coinvolgere la rete su volumi di dati così
elevati.

Non ti è chiaro perche’ continui a proiettare l’impiego di una
intrastruttura completamente remotizzata su un impiego locale.

In tale modo è ovvio che non ti puo’ tornare, è logico che non lo sia.

I dati devono stare nella rete stessa. Non devono essere locali.
Pensa a dati in rete. progettati per stare in rete, su strutture di dati
anche esse pensate e progettate per favorire il transito in rete.
Dati a cui chi ha titolo accede da dovunque esso si trovi , con l’unica
necessita’ di un accesso internet e un dispositivo sufficientemente potente.

Ma non un dispositivo con tanto spazio disco. Con uno spazio sufficiente
per il minimo vitale e niente di piu’.

Il fatto che i dati siano locali sul tuo PC è solo una condizione al
contorno.
Immagina di non sapere dove relamente il tuo file-system abbia collocata
una determinata cartella.
Per quello che ne sai il contenuto di quella cartella potrebbe trovarsi a
migliaia di km di distaza.
Magari quando copi i tuoi dati su una cartella del tuo filesystem, tale
cartella è fisicamente collocata “vai tu a sappi dove”.
Su un server della Apple o di Google o di Microsoft o di qualche altro
provider.
L’unica cosa che ti fa’ capire oggi che un dato è locale sul tuo pc
anziche’ su un server remoto sono i tempi di attesa.
Ma anche i tempi di attesa sono legati a metodi elaborativi e algoritmi
pensati per elaborare dati locali e quindi non sono efficienti quando i
dati non lo sono.

Uno smartphone per te è inusabile?
Anche li’ si potrebbe discuterne.
Ora puo’ darsi , tra qualche anno chissa’.
I dispositivi piu’ ingombranti sono la tastiera e il video.

Il video potrebbe essere sostituito da un paio di occhiali con un
connettore jack che ti mostrano l’equivalente di un montor a 42 pollici.
La tastiera potrebbe divenire un sistema che sfrutti il movimento della
pupilla, oppure per restare nel classico,
un microtrasduttore wifi con un paio di accelerometri che permettono di
digitare su un tavolo (la tastiera ti viene mostrata nel visore a occhiale).
Ecco che la parte piu’ ingombrante del PC è gia’ sostituita. Resta lo
spazio disco.
Ma anche li’, 64Gbyte sono ormai alla portata.
Poi per il resto ci pensa la rete.

Io non credo che si vogla tanto, magari tra 5-6 anni qualcosa del genere
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Andrea Peri
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Mi fa piacere aver stimolato questa discussione.
Due cose mi interessano particolarmente:

  1. il web e’ davvero il sistema piu’ economico per distribuire i dati? Ho sempre dato per scontato di si’, e mi fa piacere vedere come questo non sia sempre vero, almeno se si vogliano accontentare utenti evoluti
  2. qual e’ l’investimento migliore nel medio periodo? Anche li’, per tanto tempo ho pensato fosse il web, ma ora, con questo vorticare di frameworks, in cui una soluzione moderna oggi diventa obsloeta in 6 mesi, e inusabile in 3 anni, forse anche questo non e’ piu’ vero.
    In pretica: la regione X, che voglia dare i suoi dati in pasto ad un pubblico di specialisti, spende meno a fare un portale, o un QuantumMap?
    Saluti.
···
-- 
Paolo Cavallini - Faunalia
[www.faunalia.eu](http://www.faunalia.eu)
Full contact details at [www.faunalia.eu/pc](http://www.faunalia.eu/pc)
Nuovi corsi QGIS e PostGIS: [http://www.faunalia.it/calendario](http://www.faunalia.it/calendario)

così d’istinto, anche se non ho pienamente presente cosa sia un quantumMap direi con un portale; mi spaventano le grosse incognite e costi indotti di dover far installare/distribuire qualcosa con conseguente scarica di problemi vari sui pc di tutti gli utenti evoluti (distribuiti in n varianti windows, linux e mac). Oltre al problema tutte le volte che aggiorno l’applicativo (lo aggiornano tutti? devo mantenere retrocompatibilità)?
Mi sapventa, forse a torto, più del vorticare, che controllo meglio se ho una applicazione centralizzata (web) rispetto alla desktop che è distribuita.

Certo, dipende anche dalle funzionalità che devo fornire… e quanto è larga la platea di utenti evoluti

-----Messaggio originale-----
Da: gfoss-bounces@lists.gfoss.it per conto di Paolo Cavallini
Inviato: mar 30/10/2012 23.45
A: gfoss@lists.gfoss.it
Oggetto: Re: [Gfoss] R: Distribuire dati: web o desktop?

Il 31/10/2012 07:23, Alessandro Radaelli ha scritto:

A proposito di cluod, la webmail si è “mangiata” un intervento molto
articolato che avevo appena scritto per scadenza della sessione -:).
Chissà se in ufficio con il fido thunderbird sarebbe successo lo stesso…

Mi fa piacere aver stimolato questa discussione.
Due cose mi interessano particolarmente:

  1. il web e’ davvero il sistema piu’ economico per distribuire i dati?
    Ho sempre dato per scontato di si’, e mi fa piacere vedere come questo
    non sia sempre vero, almeno se si vogliano accontentare utenti evoluti
  2. qual e’ l’investimento migliore nel medio periodo? Anche li’, per
    tanto tempo ho pensato fosse il web, ma ora, con questo vorticare di
    frameworks, in cui una soluzione moderna oggi diventa obsloeta in 6
    mesi, e inusabile in 3 anni, forse anche questo non e’ piu’ vero.
    In pretica: la regione X, che voglia dare i suoi dati in pasto ad un
    pubblico di specialisti, spende meno a fare un portale, o un QuantumMap?
    Saluti.


Paolo Cavallini - Faunalia
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così d’istinto, anche se non ho pienamente presente cosa sia un quantumMap direi con un portale; mi spaventano le grosse incognite e costi indotti di dover far installare/distribuire qualcosa con conseguente scarica di problemi vari sui pc di tutti gli utenti evoluti

Esatto, e’ quello che ho sempre dato per scontato anch’io.Trovo interessante che i neozelandesi abbiano dimostrato il contrario. Loro si dicono contentissimi.

Certo, dipende anche dalle funzionalità che devo fornire… e quanto è larga la platea di utenti evoluti

Infatti, quindi la situazione e’ piu’ articolata del previsto. Un caso d’uso a noi vicino e’: la regione Y vuole consentire l’accesso ai propri dati (presumibilmente WMS, WFS, forse un db locale [p. es. SpatiaLite], forse uno remoto [p.es. PostGIS) da parte di tutti gli uffici tecnici di comuni e province, e magari altri uffici. Molto probabilmente e’ piu’ semplice, veloce ed economico dargli una copia di, ad es., QGIS, con configurati tutti gli accessi ai servizi, piuttosto che costruire un portale.
Penso che il PC, e un GIS desktop, siano indispensabili, almeno per i prossimi anni, e non pochi.
Saluti.

···
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La risposta è raccchiusa nelle stesse tue considerazioni. :slight_smile:

La ragione primaria del successo delle applicazioni browser-based è certamente legata alla loro trasversatilità e portabilità.
Non ci si deve preoccupare di installare software, di gestire la compatibilità tra varie configurazioni, etc…
In generale non ci si deve preoccupare di gestire la dimensione del monitor su cui lavora l’utente, del livello di colori che ha, e cosi’ via…
Insomma era piu’ semplice e quindi economicamente vincente uno sviluppo su browser.

Ma ora si comincia a sentire il peso delle limitazioni che tali ambienti hanno.
Il javascript è carino, ma è interpretato e comincia ad avere il fiato corto.

Una volta su internet si consultava pagine html e si riempiva qualche form.
AL massimo si immaginava di comporre delle schede.

Ora si pretende molto di piu’, lo sviluppo diviene complicato.
Gestire la compatibilit’a con chrome, firefox, internet-explorer safari, etc…
complica molto.
Costringe ad adottare delle librerie specifiche .
Ma ogni libreria pone dei vincoli e alla fine si finisce per accettare dei compromessi.

Per non parlare dei famosi frameworks . Ce ne sono talmente tanti che si perde il conto…

Invece, un ambientei di sviluppo desktop, mette a disposizione tutta la potenza della macchina, tutte le sue risorse.
Certo si deve preoccuparsi della compatibilita’ e questo ha un peso considerevole.

Insomma sviluppare non è per niente facile.
Ma ora si sta riaffacciando il desktop con tutta la sua potenza elaborativa
Proprio perche’ la sfida si va sempre piu’ spostando sui servizi e i servizi vogliono potenza elaborativa.

Andrea.

Il giorno 30 ottobre 2012 23:23, Alessandro Radaelli <a.radaelli@comune.prato.it> ha scritto:

A proposito di cluod, la webmail si è “mangiata” un intervento molto articolato che avevo appena scritto per scadenza della sessione -:). Chissà se in ufficio con il fido thunderbird sarebbe successo lo stesso…

Colto dalla pigrizia di riscriverlo sintetizzo: a mio giudizio i mondi desktop, web e mobile non sono necessariamente in contrapposizione e la corsa a farli convergere troppo forse non è sempre sensata.

Ogni impiego ha e penso continuerà ad avere i suoi strumenti ideali, che nel tempo magari cambieranno ma non credo convergeranno mai totalmente.

Per estremizzare non credo che verrà mai redatto un piano regolatore solo con strumenti basati su browser o tramite tablet, come un webgis sarà probabilmente lo strumento più adatto per la visualizzazione dello stesso per il pubblico che non ha già in uso uno strumento desktop.

Si faranno sicuramente grossi passi avanti nella cnvergenza degli strumenti, ma oltre un certo punto non è più un’esigenza funzionale ma meramente di marketing di chi vede device e servizi

Il punto centrale è infrastrutturale: sicuramente se espongo i miei dati in maniera standard interoperabile riesco ad accontentare tutti, lasciando la scelta dello strumento in funzione dell’uso che se ne deve fare.

Dal mainframe siamo passati al client-server per poi passare al web, oscillando tra soluzioni centralizzate e distribuite a più riprese… ma ognuna porta vantaggi e svantaggi e quindi vanno usate, a mio giudizio, ognuna nel contesto nel quale dà il meglio

-----Original Message-----
From: gfoss-bounces@lists.gfoss.it on behalf of G. Allegri
Sent: Tue 10/30/2012 11:07 PM
To: Andrea Peri
Cc: gfoss@lists.gfoss.it
Subject: Re: [Gfoss] R: Distribuire dati: web o desktop?

Il mercato si sta segmentizzando tantissimo. Come ha detto Sandro,
sviluppare cross-platform sta tornando ad essere un lavoro oneroso, tant’è
che si stanno cercando tutte le strade per costruire e vendere ambienti di
sviluppo cross, che astraggono gli ambienti (da Appcelerator a
MonoTouch/Xamarin).
E’ ovvio che tutto ciò ha evidenti vantaggi commerciali per tutta la catena
della produzione software. I dolori sono per chi vuole garantire software
cross, amari liberi.

Di chi sarà il futuro? Apparentemente il futuro è nel paradigma “Internet
as a platform”. I device probabilmente sfumeranno sempre più tra di loro,
percui credo che tra un po’ di tempo sarà difficile distinguere cos’è
“desktop” e cos’è “web”. Basta vedere i mostruosi investimenti in SaaS, da
Adobe a Microsoft a Google, ecc., oppure farsi un giro tra le
caratteristiche di ChromeOS (e relativo Chromebook).
La domanda drammatica è: l’infrastruttura che dovrà supportare il nuovo
paradigma, sarà economicamente, socialmente, ecologicamente sostenibile? Il
mercato probabilmente spingerà tutto in quella direzione… ma non è
scontato che che ciò avvenga secondo uno sviluppo del tutto lineare e
prevedibile.

giovanni

Il giorno 30 ottobre 2012 21:43, Andrea Peri <aperi2007@gmail.com> ha
scritto:

Anche solo restando ristretti al GIS, posso affermare che nel mio lavoro il
desktop, oggi, non può essere sostituito.

Dove potrei effettuare tutte quelle elaborazioni spaziali quotidiane su
montagne di dati locali? Dove li leggo e dove salvo i risultati? Non
vogliate neanche a pensare di coinvolgere la rete su volumi di dati così
elevati.

Non ti è chiaro perche’ continui a proiettare l’impiego di una
intrastruttura completamente remotizzata su un impiego locale.

In tale modo è ovvio che non ti puo’ tornare, è logico che non lo sia.

I dati devono stare nella rete stessa. Non devono essere locali.
Pensa a dati in rete. progettati per stare in rete, su strutture di dati
anche esse pensate e progettate per favorire il transito in rete.
Dati a cui chi ha titolo accede da dovunque esso si trovi , con l’unica
necessita’ di un accesso internet e un dispositivo sufficientemente potente.

Ma non un dispositivo con tanto spazio disco. Con uno spazio sufficiente
per il minimo vitale e niente di piu’.

Il fatto che i dati siano locali sul tuo PC è solo una condizione al
contorno.
Immagina di non sapere dove relamente il tuo file-system abbia collocata
una determinata cartella.
Per quello che ne sai il contenuto di quella cartella potrebbe trovarsi a
migliaia di km di distaza.
Magari quando copi i tuoi dati su una cartella del tuo filesystem, tale
cartella è fisicamente collocata “vai tu a sappi dove”.
Su un server della Apple o di Google o di Microsoft o di qualche altro
provider.
L’unica cosa che ti fa’ capire oggi che un dato è locale sul tuo pc
anziche’ su un server remoto sono i tempi di attesa.
Ma anche i tempi di attesa sono legati a metodi elaborativi e algoritmi
pensati per elaborare dati locali e quindi non sono efficienti quando i
dati non lo sono.

Uno smartphone per te è inusabile?
Anche li’ si potrebbe discuterne.
Ora puo’ darsi , tra qualche anno chissa’.
I dispositivi piu’ ingombranti sono la tastiera e il video.

Il video potrebbe essere sostituito da un paio di occhiali con un
connettore jack che ti mostrano l’equivalente di un montor a 42 pollici.
La tastiera potrebbe divenire un sistema che sfrutti il movimento della
pupilla, oppure per restare nel classico,
un microtrasduttore wifi con un paio di accelerometri che permettono di
digitare su un tavolo (la tastiera ti viene mostrata nel visore a occhiale).
Ecco che la parte piu’ ingombrante del PC è gia’ sostituita. Resta lo
spazio disco.
Ma anche li’, 64Gbyte sono ormai alla portata.
Poi per il resto ci pensa la rete.

Io non credo che si vogla tanto, magari tra 5-6 anni qualcosa del genere
si potrà gia vedere.

Andrea Peri
. . . . . . . . .
qwerty àèìòù


Gfoss@lists.gfoss.it
http://lists.gfoss.it/cgi-bin/mailman/listinfo/gfoss
Questa e’ una lista di discussione pubblica aperta a tutti.
Non inviate messaggi commerciali.
I messaggi di questa lista non hanno relazione diretta con le posizioni
dell’Associazione GFOSS.it.
605 iscritti al 10.7.2012

Andrea Peri
. . . . . . . . .
qwerty àèìòù

Andrea Peri ha scritto:

(…)

I dati devono stare nella rete stessa. Non devono essere locali.
Pensa a dati in rete. progettati per stare in rete, su strutture di dati anche esse pensate e progettate per favorire il transito in rete.
Dati a cui chi ha titolo accede da dovunque esso si trovi , con l’unica necessita’ di un accesso internet e un dispositivo sufficientemente potente.

Chiaro il discorso, ma è troppo teorico.

Per restare nell’esempio: è meraviglioso che io possa interpolare spazialmente grandi dataset dei quali mi basta avere conoscenza [metadati!!] e ai quali ho libero accesso [open data!], senza dovermi preoccupare dello storage.

Mi chiedo però come ciò possa avvenire in tempi accettabili, se un pezzo sta fisicamente negli USA e un altro dall’altra parte del mondo…

Il futuro che verrà, appunto, è meraviglioso, ma un minimo di cautela e concretezza, anche nell’immaginare le più portentose infrastrutture interconnesse WAN, restano necessari. Altrimenti parliamo di Mazinga e lame rotanti, e allora va tutto bene.

Se parliamo di 5-6 anni, scordiamocelo e basta [postilla: mmm, ma avete una vaga idea di cosa veniva promesso 5 anni fa relativamente alle reti mobili e cosa è in funzione davvero? Cose del tipo, prometto gigabyte/s e invece si scopre che sono kbyte/s ? Avete ragione, non si sta parlando di reti mobili. ma voglio dire, almeno nel nostro forum, liberiamoci dalle “allodole” che ci impone, subdolo, il marketing!]

La tastiera potrebbe divenire un sistema che sfrutti il movimento della pupilla, oppure per restare nel classico,
un microtrasduttore wifi con un paio di accelerometri che permettono di digitare su un tavolo (la tastiera ti viene mostrata nel visore a occhiale).

Per la massa, che deve scrivere un tweet ogni mezz’ora, una tastiera proiettata o quella “grassa” di un tablet, possono anche andare, ma pensare di sostituire una tastiera con un dispositivo privo di feedback tattile è un crimine contro l’usabilità e la dattilografia: non parlo per gli addetti ai lavori ma per chiunque abbia una esigenza più che minimale di scrittura. Non augurerei al mio peggior nemico di scrivere la tesi di laurea in quel modo!

Per carità, chi vuole le usi liberamente e goda del progresso: io le trovo assolutamente inusabili.

Ma quello che davvero mi rende perplesso - voglio dire: molto, molto perplesso - è che queste ovvietà che sto scrivendo sull’interfaccia utente, non le trovo scritte da nessuna parte. Ci stanno proponendo cose che guastano l’esperienza d’uso, e nessuno dice niente.

Mi sembra come quando è stato inventato l’mp3. E’ aumentata la flessibilità, ed è morta l’alta fedeltà.

Vittorio Colombo